BATTLEROAR: Codex Epicus
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09/07/2018La carriera della band capitanata dal chitarrista Kostas Tzortzis è stata contraddistinta da episodi discografici di qualità mediamente più che buona, anche non sono mancati passaggi a vuoto che ad ogni modo non hanno intralciato il suo sviluppo mantenendosi come un combo di sicuro affidamento per coloro che amano le sonorità epiche, che anzi vengono più che mai amplificate in questa release a scapito della residua componente power, ora totalmente assente. Sono quindi i mid-tempo dalla durata più o meno lunga a spadroneggiare in 'Codex Epicus', un titolo che è tutto un programma in cui le parti doom riempiono di profondità un songwriting che calza a pennello per la voce ruvida di Gerrit Mutz (tuttora anche con i Sacred Steel) autore di una performance particolarmente positiva, anche se in "Sword Of The Flame", scintillante pezzo che rimembra le gesta dei Manilla Road, le linee vocali sono affidate a Mark Shelton amico di vecchia data del chitarrista. Suoni ancestrali e a tratti oscuri quindi, dove non è solo la chitarra a fare il bello e il cattivo tempo, anzi l'utilizzo di strumenti quali il pianoforte come nell'intro “Awakening the Muse” contribuisce ad accrescerne il valore preparando il terreno alla battagliera “We Shall Conquer”, molto accessibile fin dalle prime note e un guitar solo che evidenzia le buone capacità di Kostas mentre “Doom of Medusa” e “Palace of the Martyrs” mostrano il lato più solenne con un guitar sound dotato di cattiveria specie in quest'ultima. Splendide "Kings Of Old", che assume dei toni decisamente manowariani, così come “Enchanting Threnody”, ricca di suggestioni orientali grazie anche al lavoro degli strumenti a fiato pur mantenendo una forza e una carica davvero considerevole, forza che certamente non manca anche nell'impetuosa bonus track "Stronghold", atto finale di un'opera discografica che mantiene il combo greco a livelli assai importanti.
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