ANTIMATTER: PLANETARY CONFINEMENT
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29/08/2005Devo dire la verità non sono mai stato un gran estimatore degli Antimatter: pur adorando "Alternative 4" degli Anathema e la "genialità disperata" di Duncan Patterson ho sempre trovato il suo progetto solista inferiore a quanto prodotto con la band dei fratelli Cavannagh. Questo "Planetary Confinement" ha smorzato ancora di più i miei entusiasmi, rivelando per l'ennesima volta quello che è sempre stato il punto debole degli Antimatter: ossia una tendenza a perdersi nel proprio mare musicale di malinconia, finendo, così, per tediare l' ascoltatore. Oltretutto questo cd segna la fine della collaborazione del duo Mick Moss e Duncan Patterson, dato che quest' ultimo ha abbandonato gli Antimatter per creare un nuovo progetto denominato Ion. E questa frattura riflette anche sul cd, dato che questo viene idealmente diviso in due parti una ad appannaggio di Moss, l'altra di Patterson. Quello che ne emerge è un quadro a tinte fosche, ma in cui entrambi gli interpreti appaiono distaccati e poco convincenti: i brani di Moss si muovono su semplici intelaiature acustiche, rafforzate da occasionali accompagnamenti di violino, ma a parte l' iniziale "The Weight Of The World" aggraziata e drammatica, il resto delle composizioni appare poco convincente. Qualcosa di meglio combina Patterson: a parte un' atmosferica cover di "Mr. White" dei Trouble, riesce a offrirci due brani discreti come "Line Of Fire" e "Relapse", ma nulla d'indimenticabile; le composizioni dell' ex Anathema appaiono più tastieristiche oltreche meno scarne di quelle del compagno. Musicalmente il punto di riferimento dei due rimangono i Pink Floyd e questa influenza accompagna un pò tutta la tracklist, peccato però dal punto di vista creativo i risultati non siano esaltanti: non si tratta di un brutto disco, ma di certo non è nemmeno un' opera di cui consiglierei l' acquisto se non ai fan sfegatati.
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