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ANATHEMA: SERENADES

data

25/02/2005
81


Genere: death/doom
Etichetta: Peaceville
Anno: 1993

...E venne l'ora anche del full lenght, finalmente! Dopo la piccola "prova" messa in atto da Hammy (boss della Peaceville) per testare le potenzialità del quintetto di Liverpool, inserendo una versione più aggressiva di "Lovelorn Rhapsody" in una sua compilation, fu la volta di iniziare a registrare il primo album completo a nome Anathema. 'Crestfallen' aveva decretato gli Antahema come nuovi beniamini del Doom metal anni '90, a completare una delle famose 'triadi' che ciclicamente fanno capolino nella storia della musica metal (Metallica - Megadeth - Anthrax non vi ricorda nulla?). Il lavoro non fu affatto difficile, giacché il gruppo aveva composto un gran numero di canzoni, che solo in minima parte finirono su 'Crestfallen', mentre le altre furono usate per assemblare 'Serenades', uno dei capolavori assoluti del gruppo inglese. Qualcuno decretò questo album come 'canto del cigno' del singer Darren White, eccellente growler e prolifico songwriter (bisogna leggere i suoi testi per rendersene conto appieno), altri invece ritengono buone solo una manciata di canzoni, etichettando le altre come riempitivo. Personalmente non sposo nessuna delle due posizioni, dato che pur nutrendo un infinito rispetto per questo gruppo e per la musica prodotta nel corso degli anni, sono sempre stato (e sempre spero di essere) realista e con i piedi per terra. 'Serenades' ha dei pezzi validissimi e vincenti come "Lovelorn Rhapsody", (sebbene in una versione più soft rispetto a quella originale presente solo sulla compilation di cui sopra), "Sleepless", "J'ai Fait Une Promesse" (ballad acustica cantata dalla singer Ruth Wilson, la stessa di 'Crestfallen') e ancora una volta "They (will always) Die". Il resto dell'album non è affatto un semplice riempitivo, niente affatto, è solo che non penso sia umanamente possibile mantenere un livello ottimo su tutti i pezzi dell'album! Diatribe accademiche a parte, l'album ha il grande pregio di presentare finalmente un gruppo perfettamente maturo, compatto e stilisticamente --avanti-- basti pensare che tantissimi cantanti copieranno il modo di cantare di White, dopo averlo ascoltato all'opera su questo album... Le tematiche affrontate sono assai depressive e oscure, quasi oniriche (notare che le seguenti parole: sleep - dream - love - sad - black compaiono piuttosto di frequente, sia nei titoli delle canzoni che nei testi stessi), tuttavia il tutto è presentato in un ottica ragionata ed intelligente, quasi poetica (altri grandissimi poeti in questo senso sono i connazionali, nonché labelmates My Dying Bride). La tecnica esecutiva individuale non viene mai messa in discussione: ciascun elemento del gruppo è un vero e proprio maestro nel suo strumento: i fratelli Cavanagh alle chitarre secondo me raggiungono il loro apice nella bella (eppur semplicissima) ballad "J'ai Fait Une Promesse", Darren White è un ottimo growler e anche "poeta dilettante", capace di scrivere testi intensi, drammatici e poetici allo stesso tempo, e la sezione ritmica, formata da Duncan Patterson al basso e John Douglas alla batteria, procede di pari passo, sempre incollati su ritmi ossessivi ma ritmati. Che cosa posso aggiungere d'altro? Ah si, che l'artwork del disco è stato molto curato, e come ci si poteva aspettare, mostra i segni della vena poetica nascosta del gruppo...

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