AMORPHIS: THE KARELIAN ISTHMUS
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25/02/2005Il debut degli Amorphis dalla Finlandia è facilmente inquadrabile nel classico death metal scandinavo di primi anni '90, ma con qualcosa in più. Essenzialmente è quel qualcosa in più che mi spinge all'ascolto di questo disco e a non gettarlo nell'angolo delle scopiazzature (angolo sempre ben fornito fra l'altro). E' bene ricordare che in campo estremo, proprio in quegli anni si stava assistendo ad una proliferazioni di gruppi dalla Finlandia, leggasi Sentenced, Impaled Nazarene, e Thergothon, oltre ai già affermati Stratovarius. Dopo il demo il gruppo si è piano piano assestato su binari leggermente più melodici e aperti anche a soluzioni non ortodosse (per quello che riguarda il death metal, naturalmente), oltre a presentare dei pregevoli rallentamenti di tempo per fissare meglio nella testa dell'ascoltatore le melodie. Caratteristica peculiare degli Amorphis anche in futuro, è quella di derivare i testi dal Kalevala, un libro di poesie nazionale finlandese, e tutto ciò dà un che di epico (solo alla lettura dei testi, nella musica non ve ne è traccia). E così possiamo ascolatre "Black Embrace" (il pezzo forte dell'album), la grandiosa "Misery Path" e l'inquietante "The Pilgrimage", oltre a tutte le altre canzoni che hanno comunque molto da offrire (in particolare verso la fine di "Sign From The North Side" si possono ascoltare fraseggi di chitarra che poi saranno ripresi e ampliati nel successivo 'Tales...') La registrazione di 'The Karelian Isthmus' non è certo a livelli perfetti come siamo magari abituati ad ascoltare noi oggi, ma si attesta su livelli medi di decenza e con una pulizia sonora accettabile permette agli Amorphis di esprimere rabbia e aggressività legate da melodie soffuse e ancora non perfettamente sviluppate. Personalmente ritengo non essenziale questo primo capitolo della band finlandese, ma di sicuro questo album ha avuto l'onore di entarre nella storia del metal estremo dalla porta principale.
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