GOTTHARD: #13
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30/03/2020I Gotthard sono tornati: da venerdì 13 marzo è disponibile il loro tredicesimo album ‘#13’. Il numero 13 è un numero fortunato per Leoni, il quale si augura che porterà fortuna alla band in vista del tour europeo di presentazione dell’album. Partiamo dall’emblematica copertina: trattasi della rappresentazione della ‘Batailles Des Reines’: la tradizionale e leggendaria battaglia delle mucche in Svizzera per determinarne la regina. Per ciò che concerne la produzione Leoni si affianca nuovamente all’americano Paul Lani (Studi di Lugano), mentre per il missaggio si affida a Darcy Proper (lavoro svolto tra Los Angeles e New York). Partendo dal titolo, dal numero di tracce, dalla data d’uscita e scorrendo i titoli delle tracce si potrebbe aspettare di ritrovarsi in situazioni difficili, pesanti, negative. E invece troviamo la voglia e la forza per rimettersi in gioco, combattere e reagire a queste situazioni, cosa che hanno fatto i Gotthard. Ma partiamo da "Missteria" (primo singolo), nato dalla collaborazione con Francis Rossi degli Status Quo: il brano ha note divertenti date da sfumature un vagamente orientaleggianti e sperimentazioni nel sound che riportano alla mente i Deff Leppard. "Bad News" è la traccia che apre l’album, nella quale troviamo un massiccio riff in puro stile Gotthard; seguono "Another Last Time" e "Man On A Mission", introdotti da toni con sfumature blues. Più energiche e dirette sono "Better Than Love" e "Save The Date". Sul finire del disco troviamo "I Can Say I’m Sorry" e "Rescue Me", più particolari e stravaganti, ma anche le meglio riuscite. Come di consueto, i Gotthard ci regalano una cover, e stavolta tocca agli Abba di "S.O.S." essere rivisitati senza lode e senza infamia. L’album vanta sicuramente una produzione di livello molto alto, ma musicalmente non soddisfa del tutto: è tutto così lineare e ripetitivo. Sarà stato l’aver ascoltato prima il loro storico album omonimo? Ci aspettiamo di più dai Gotthard, ma se avete fame di hard rock elvetico diretto e sfrontato, buttatevi su ‘Mad World’ dei connazionali Shakra.
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