AMORPHIS: Queen Of Time
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28/05/2018Tra le calde release di questo 2018 sicuramente una tra le più attese era quella degli Amorphis giunti alla loro tredicesima fatica con questo 'Queen of Time', successore dell'acclamato 'Under The Red Cloud' uscito oramai ben tre anni fa. Una lunga pausa in termini di uscite discografiche per i nostri che hanno avuto tutto il tempo per lavorare su questo nuovo disco che si presenta al primo ascolto come più complesso e "cervellotico" nella composizione, pregno di arrangiamenti pomposi e trovate stilistiche e melodiche che testimoniano l'ottimo stato di salute di una band in gran spolvero. "The Bee" è il primo pezzo che la compagine finnica presentava come singolo al grande pubblico solo qualche mese fa, il brano si caratterizza per la sua robustezza sonora, la voce gutturale domina per buona parte del minutaggio del pezzo, alternata a caldi passaggi in voce pulita e profonda in pieno stile Amorphis che sfrutta appieno la poliedricità di Joutsen dietro al microfono. Ciò che emerge subito dalle prime battute è l'impressione di trovarci dinanzi ad un disco dall'impronta molto più epica e solenne rispetto alle precedenti uscite, dove gli inconfondibili inserti di matrice folk trovano terreno fertile creando un'amalgama che altro non è che il trademark della band finlandese. Sintesi di questa commistione è "Message In The Amber", brano roccioso nel quale sono evidenti le influenze folk coadiuvate anche dagli arrangiamenti di Chrigel Glanzmann (Eluveitie), ospite per la seconda volta su un disco degli Amorphis dopo 'Under The Red Cloud' e dall'uso di ammalianti cori di voci femminili. Sulla stessa scia si pone anche "We Accursed" più altera e dall'incedere battagliero, anthemica e trionfante nella sua maestosità. Ma le sorprese non sono ancora finite, la band non ha certo già esaurito la sua vena creativa e ha ancora tanto altro da dire e lo dimostra con brani come "Daughter Of Hate" dal piglio più prog e impreziosita da un pregevole solo di sassofono di Jørgen Munkeby, sassofonista jazz norvegese, che ci ricorda le soluzioni melodiche adottate su 'Tuonela'. Anche "Heart Of The Giant" prosegue sullo stesso solco, introdotta da un atmosferico arpeggio che sfocia in un up-tempo granitico e serrato sul quale si staglia ancora una volta il coro di voci femminili che conferisce un'aura di drammaticità e di pienezza sonora al brano che si distingue anche per un pregevole solo che trae spunto dalla tradizione prog rock. Le novità in questo disco consistono sicuramente nel massiccio uso di cori, ma soprattutto nell'utilizzo di una orchestra, vera novità per gli Amorphis nei loro trent'anni di attività musicale; proprio in brani come "The Golden Elk" gli arrangiamenti orchestrali si fanno più evidenti donando al pezzo un sapore più malinconico e romantico, smorzando i ritmi anche con l'ausilio di un azzeccato solo acustico. Ma tra i pezzi più complessi del platter trovano spazio anche brani più di immediato e facile ascolto come "Wrong Direction" che rimanda alle sonorità di "The Beginning of Times" o la sognante "Amongst Stars", brano singolo lanciato dalla band proprio in concomitanza con l'uscita del disco ed impreziosito dal duetto con Anneke Van Giersbergen che intreccia la sua voce con quella di Tomi, ora calda e profonda, ora ringhiante nell'inconfondibile growl. In sostanza, questo lavoro è una summa di tutto ciò che può chiedersi ad una band che rappresenta sempre di più un punto di riferimento all'interno di un genere al quale ha dato notevole apporto, un lavoro che guarda e riprende elementi dal proprio passato con un occhio sempre puntato al futuro.
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