WINDS: THE IMAGINARY DIRECTION OF TIME
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09/10/2004Anche questa volta la nuova uscita dei Winds è stata accompagnata da una scarsa promozione e come in passato è stato il passaparola degli appassionati a dare luce alla nuova prova musicale della band. Con "The Imaginary Direction Of Time" i Winds dimostrano tutto il loro talento e genialità compositiva, perchè quella perfetta fusione tra musica classica, gothic e progressive metal è ancora lì intatta in tutta la sua bellezza, ma rivista e plasmata in una nuova forma musicale. Rispetto al disco precedente si ha una produzione più calda ed avvolgente, che se fa perdere quella distaccata regalità sonora, che caratterizzava "The Reflections Of The I", amplifica notevolmente l'impatto emotivo di ogni singolo brano; ma non è questa la sola novità: piano e quartetto d'archi vengono integrati maggiormente nel tessuto d'accompagnamento dei pezzi, mentre grande spazio viene lasciato alle fantasie chitarristiche di Carl August Tidemann, letteralmente incontenibile sia in fase solista che ritmica. Anche La prestazione vocale di Lars Eric Si appare più ricca e completa, riuscendo a trasmettere un ampia gamma di emozioni e limitando i recitati a favore di un approccio maggiormente melodico. Come sempre da applausi l'operato di Hellhammer alla batteria e di Andy Winter al piano, quest'ultimo vero artefice del sound unico della band. Il disco ruota intorno al concetto dello svolgersi nel tempo dell'esistenza e della frattura tra vita reale e sogni, quest'ultimi presentati come ancora di salvezza dell' individuo. Solco concettuale che viene seguito anche dall'artwork di Travis Smith, letteralmente indescrivibile nella sua bellezza. Dal punto di vista musicale, "The imaginary Direction Of Time", si caratterizza per una maggiore complessità ed urgenza dei brani, che appaiono più heavy e ricchi di soluzioni ritmiche e sonore, ma il tutto viene sempre permeato dal lavoro di archi e piano che mostrano l'influsso non solo della scuola tardo romantica, ma anche dell'ultimo Beethoven. Era difficile riuscire a confrontarsi e uguagliare due opere così complesse ed emozionanti come "Of Entity And Mind" e "The Reflections Of The I", ma Andy Winter e C. riescono nell'impresa e per tutta la durata del cd, si ha la sensazione di ascoltare una vera e propria magia in musica. Non esistono cadute di tono e risulta difficile scegliere un brano migliore rispetto agli altri, ma il trittico iniziale "What Is Beauty?", "Sounds Like Desolation" e "Theory Of Relativity" è da brividi; così come non si possono non menzionare la stupenda "Under The Stars" e la poesia in stile Arcturus di " Silence In Despair"
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