VIRUS (Norvegia): CARHEART
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02/05/2004Apparentemente questi Virus potrebbero essere confusi con una qualsiasi nuova formazione all'esordio e sarebbe così se non fosse che i Virus sono, in realtà, la reincarnazione dei Ved Buens Ende. Se questo nome vi ha fatto rizzare le antenne, sarete già corsi a comprare questo disco, dato il grado di fanatismo che colpisce chi ha apprezzato questa seminale formazione, in caso contrario qualcosa di più va aggiunto. I Ved Buens Ende sono stati tra i prime movers della scena avantgarde-black norvegese, autori di un unico album, "Written In Waters" del 1995, che è rimasto senza seguito a causa del successivo scioglimento della band. Ciò che rendeva speciale il sound di questo progetto era la folle commistione di schegge black e folk all'interno di strutture e sonorità tipiche di Voivod e King Crimson, a cui siaggiungeva un aproccio psichedelico che permeava ogni brano. Quell'esperienza musicale così fervida e geniale non poteva andare persa in quel modo, non a caso il dotatissimo Carl Michael (drummer dei Ved Buens Ende e degli Aura Noir, qui alla chitarra e voce con lo pseudonimo di Czarl) ha radunato attorno a se Petter "Plenum" Berntsen degli Audiopain al basso e Einar "Esso" Sjurso dei Beyond Dawn, alla batteria, per riprendere il discorso intrapreso dai Ved Buens Ende. I Virus ripartono proprio da quelle sonorità ripulite, però, da ogni asperità black e da influssi folk, quello che rimane è un progressive rock psicadelico, che mischia Voivod, King Crimson e Tortoise ad un aproccio vocale stralunato e irridente. Oltretutto la band si avvale come ospiti in due brani del vocalist passato degli Arcturus (Garm che canta in "Queen Of The Hi-Ace") e del presente vocalist degli stessi (Oyvind Haegeland che si cimenta in "Hustler") i quali si calano, senza difficoltà nel clima di follia del disco. Infatti "Carheart" è tutto fuorchè un cd accessibile e di facile ascolto, come per i Ved Buens Ende, bisogna amare la musica sperimentale e ricercata per apprezzare questa opera, anche perchè le melodie sia strumentali che vocali sono molto aperte e basate su sucessioni dissonanti. A ciò va aggiunta una produzione molto calda e pastosa, quasi jazz, che mette anche in luce il grande talento del duo ritmico Plenum-Esso e le fantasie chitarristiche di Carl-Michael. Accanto ad intermezzi pseudo ambient come "Something Furty This Way Comes" o "Dogs With Wheels", si hanno pezzi da capogiro come la title track, "Queen Of The Hi-Ace" ed "Hustler", dove sembra di sentire Voivod e King Crimson suonare jazz dopo essersi fatti un intera partita di droga colombiana! Senza dimenticare la "stupenda "Beelevator 11", un incrocio malato tra Tortoise, Residents e King Crimson spalmato per 8 minuti. Il tutto viene completato da un artwork in stile collage molto intrigante, che si riallaccia al concept fuorviante del disco incentrato sul tema di cani che si sostituiscono agli uomini, macchine sportive superveloci e porno di bassa lega, una decisa sterzata rispetto alle litanie sataniche dei Ved Buens Ende. "Carheart" è un disco che ho apprezzato moltissimo, non si tratta dei Ved Buens Ende in tutto e per tutto, ma l'essenza del sound di "quella" band è tutta qui con le sue affascinanti stranezze e difficoltà d'ascolto; proprio tenendo conto di questo consiglio un preventivo ascolto (magari preceduto da quello dello storico "Written In Waters") a chi non ha mai sentito i Ved Buens Ende oppure non ama un sound eccessivamente ermetico e sperimentale, per chi invece ama tali sonorità e al solo nome del combo norvegese disciolto ha avuto un mancamento, aggiunga pure dieci punti alla mia votazione e si prepari a godere.
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