VINTERSORG: THE FOCUSING BLUR
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02/04/2004"La conoscenza è un'amica o una nemica? Dato che per ciò che non conosci non soffri?". Con questa perla di saggezza, si apre il refrain di "The Essence", primo brano del nuovo cd di Vintersorg: "The Focusing Blur". Sembrava difficile fare meglio di un disco come "Visions From The Spiral Generator", così ricco di varianti musicali ed espressive, ma il genietto svedese è riuscito nell'impresa. "The Focusing Blur" riprende ed approfondisce l'approccio del precedente cd, presentando un black-avantgarde proiettato nel futuro ed immerso nella sperimentazione. E proprio la sperimentazione sembra essere il leit motiv di quest'opera, i brani sono estremamente complessi e zeppi di influenze diversissime e mai come in questo caso Vintersorg chiede all'ascoltatore un approccio meditato e graduale per la compresione della materia musicale. Rispetto a "Visions From A Spiral Generator" i brani appaiono nettamente più progressivi ed intricati, ottengono così maggiore spazio le influenze folk (con meravigliosi ritagli acustici) e black, a cui si aggiungono frequenti frammenti classicheggianti (con evidenti influenze mutuate da Debussy), elettronici e anche jazz-fusion. Ma non pensiate che "The Focusing Blur" sia uno sterile esercizio di sperimentazione, i pezzi di questo disco pur richiedendo molti ascolti per essere apprezzati, sono canzoni scritte con l'anima e pregne di emozioni. A tal proposito la già citata "The Essence", "Star Puzzled" e "A Microcosmical Macrocosm" sono un esempio lampante di come creare musica complessa, originale senza rinunciare alla canzone. Anche in questo cd Vintersorg (sempre sublime nelle sue evoluzioni vocali tra screaming e clean vocals) è accompagnato alle chitarre dal fido Mattias Marklund, ma soprattutto viene confermata la stellare sezione ritmica formata da Steve Di Giorgio e Asgeir Mickelson: il bassista americano sfodera una prova grandiosa, sempre in primo piano senza risultare invadente; mentre il batterista norvegese in una ridda di accenti spostati, controtempi e tempi impossibili, segue le evoluzioni della musica sottolineandone, col suo drumming senza confini, anche l'andamento tetuale. A tutto ciò va aggiunto il concept del disco (illustrato con inserti recitati da Lars A. Nedland dei Solefald) che mai come in questo caso fa da guida alla musica: Vintersorg si chiede se una conoscenza piena della natura e del cosmo, quindi di due ambiti estremamente complessi, possa servire a meglio comprendere un microcosmo come la nostra esistenza; oppure deve vincere il paradosso per cui il microcosmo finisce per essere più complesso del macrocosmo? Una questione surreale e complessa, che non a caso da vita ad un tessuto musicale di eguale fattura e carattere. Di fronte a tutto ciò, non mi rimane da dire, che Vintersorg è riuscito a partorire un disco , che si pone un gradino sopra al precedente, forse attraverso una musica difficile e di non facile ascolto, ma che saprà soddisfare chi avrà la volonta di dargli tempo e spazio nei suoi ascolti; a mio giudizio un opera mastodontica che proietta lo svedese nell'olimpo dei grandi dell'avantgarde là dove solo Arcturus, Solefald e Borknagar osano volare...
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