UFOSONIC GENERATOR: The Evil Smoke Possession
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25/02/2017Mai giudicare un disco dalla copertina...anche se in certi casi la copertina di un disco è assai esplicativa e ci anticipa visivamente, facendoci vagare con la fantasia, quanto andremo a sentire con le nostre orecchie una volta inserito il disco nel nostro stereo. Questo è sicuramente il caso degli Ufosonic Generator. Da una veloce occhiata alla copertina, già possiamo immaginare cosa ci aspetta; la simbologia richiama l'esoterismo, i rituali pregni di misticismo e i vari richiami a chi di queste tematiche ne ha fatto stendardo della propria musica. I richiami al filone esoterico del rock, al suo lato più cupo e misterioso sono inequivocabili, tanto quanto il dazio pagato a gruppi capostipiti come Uriah Heep o Lucifer's Friend, di cui si odono chiaramente le influenze. Ma non dobbiamo andare necessariamente così lontano nel tempo per trovare gruppi che seguono questo filone e che possono trovare più di un punto di contatto con gli Ufosonic; la loro produzione smaccatamente settantiana, il sound cavernoso e crudamente analogico li associa ad altre band come i nostrani Arcana 13 o gli americani Brimstone Coven. Tutti i gruppi citati non possono che trovare la fonte d'ispirazione nel doom sabbathiano ovviamente. "Master Of Goodspeed" e "At Witches'Bell" sono un chiaro esempio in questo senso, in particolare il secondo brano dei due citati è costruito su un riff d'impatto dotato di una lentezza trascinante dove si sottolinea la superba prestazione di Gojira che si avvicina a quella vocalità intensa ed espressiva di Mats Levén dei Candlemass. Ma i richiami non finiscono di certo qui, si passa da una "Meridian Demon" che pare strizzare l'occhio ad un classico come "Into The Void", alla monolitica "Silver Bell Meadows" che si guadagna il titolo di brano più oscuro e pesante dell'intero platter. Il pezzo si apre con un riff claustrofobico dalla distorsione calda e satura che sfocia in una linea lirica luciferina dalle tinte cupe, elementi che caratterizzano gli ultimi lavori degli svedesi Candlemass. Il disco si conclude con la title track che ripercorre i canoni già delineati fin ora e si configura come uno dei capitoli di un disco che possiamo ritenere riuscito e da non lasciarsi scappare se si fa parte della schiera dei nostalgici. Non vi aspettate innovazioni o sperimentazioni, qui si celebra l'essenza del Rock.
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