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THUNDERSTORM: Nero Enigma

data

22/05/2010
74


Genere: Doom
Etichetta: Dragonheart
Distro: Audioglobe
Anno: 2010

Nuova fatica discografica per i bergamaschi Thunderstorm, una band che definire camaleontica è puro eufemismo dato che, anche se a piccoli passi, i tre demonietti hanno apportato dei leggeri, ma conitnui cambiamenti al loro sound sino a giungere al punto di dare alle stampe questo nuovo lavoro che si distanzia anni luce dall'esordio 'Sad Symphony'. Se all'inizio si "limitavano" a proporre un classico, ma al tempo stesso altamente maestoso epic doom, con il passare del tempo, e con le opportune maturazioni stilistiche hanno provato a rimpolpare il loro sound con l'aggiunta di ottime partiture heavy, prog e hard rock. Ma la vera novità è che in questo nuovo lavoro sono riusciti addirittura a sfiorare i lidi del dark gothic. Il trait-d'union di tutta la loro produzione è sempre l'immancabile vena malinconica che, sin dagli esordi, è diventato il loro vero e proprio trademark. Ci troviamo, senza alcun dubbio, dinanzi al lavoro più pesante, roccioso e compatto della loro intera discografia. Per averne una chiara idea basta ascoltare lo splendido brano iniziale "Nero Enigma", che fa tornare in mente gli esordi di Black Sabbath ed Iron Butterfly; "When April Dies", una traccia che, dopo un intro di chiara matrice heavy psych diventa un devastante e granitico mid tempo in cui quella macchina da guerra dietro le pelli, Attilio Coldani, mette in mostra tutta la propria classe con dei letali parti di doppia cassa, ed anche in "The Trial Of Life", sicuramente uno dei brani più particolari che Fabio Thunder abbia mai composto, un'autentica mazzata di heavy doom moderno le cui spigolosità ritmiche lo rendono molto sperimentale, ma al tempo stesso letteralmente stupefacente, grazie anche alle ottime linee vocali e ad un assolo altamente "vintage". Degne di nota sono anche "5o25", brano dal riff molto "seventies" e che grazie anche ad un chorus che fa tornare in mente i grandissimi Type O Negative, sfiora addirittura i lidi dell’alternative rock, e "Shallow", una traccia che dopo un inizio in pieno stile dark rock si tramuta in un doom malinconico, ma la tempo stesso altamente onirico, sulfureo e quasi surreale. Chi vive di pane e doom potrà trovare piena soddisfazione ascoltando la triade finale "Mechanical Delights", "Monologue" e l'outro "Modus Operandi", tre brani di puro e semplice heavy doom ottantiano pieni zeppi di un pathos che solo al cinema è possibile ritrovare, e tempestati da degli stupendi ed affascinanti arpeggi crepuscolari. Per concludere non resta che fare i complimenti al gruppo per la maturità tecnica raggiunta, e sperare che continuino su questa strada dato che hanno tutte le carte in regola per poter avere un posto di primo piano nella scena doom tricolore e non solo.

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