SEPULTURA: ROOTS
data
02/09/2004C'era da aspettarselo. Dopo indizi sparsi qua e là ("Kaiowas" nel precedente "Chaos A.D." e prima ancora l'intro di "Altered State"), il lato più tribale dei Sepultura si è rivelato in tutto il suo splendore, assumendo la forma di un album sanguigno e rivoluzionario, che rispolvera l'essenza più primitiva del popolo brasiliano e la sviluppa in un contesto fatto di ritmiche pesantissime (l'accordatura dei vari strumenti è catacombale) e dirompenti accelerazioni thrashcore. "Roots" è in questo senso il lavoro più sperimentale e ambizioso della band, lo stadio definitivo di un'evoluzione che ha lasciato a bocca aperta la platea metal mondiale. Il compito di aprire il settimo capitolo della storia dei Jungle Boys è affidato all'emblematica "Roots Bloody Roots", capace di rappresentare nel migliore dei modi il nuovo corso intrapreso dal gruppo di Belo Horizonte, con un Max Cavalera subito efficace nel caratterizzare il brano con la sua devastante potenza gutturale. Sarà anche cambiata la forma, ma la sostanziale rabbia degli esordi non è mutata di una virgola. I pezzi più sorprendenti sono però quelli che chiamano direttamente in causa l'anima più tribale della band come "Ratamahatta" (dedicata agli eroi dimenticati del Brasile), con parti cantate in portoghese e la strumentale "Itsari", che i quattro hanno registrato nel cuore della giungla amazzonica, presso il villaggio degli indios Xevantes, accompagnando con chitarre acustiche e tamburi un canto rituale di quella tribù. "Cut-Throat", "Spit", "Ambush", "Endangered Species" testimoniano ancora una volta come tutto in questo "Roots" funzioni alla perfezione, a partire dal songwriting intenso e variegato, fino ad arrivare alla produzione di Ross Robinson, che esalta l'intero lavoro senza troppo interferire con la sincerità dei suoni. Purtroppo dopo la pubblicazione di questo autentico capolavoro all'interno della band sorgeranno insanabili incomprensioni che porteranno alla fuoriuscita dal gruppo da parte di Max Cavalera... ma i Sepultura senza il loro frontman originario non saranno più la stessa cosa.
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