re123+: MAGI
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21/06/2010Gruppo bielorusso che si chiama re123+; che intitola un proprio disco 'Magi'; che concettualmente narra del viaggio dei tre soggetti e del significato sul piano prettamente astrologico; che sulla copertina del disco propone una foto simil-etnica che a noi poveri mortali non è dato afferrarne il significato soprattutto se si pensa al contesto in cui si cala l'opera; che presenta un magnifico booklet cartonato in cui splendide foto in bianco e nero, simil-seppia, sono accompagnate da citazioni tratte da "L'isola del giorno prima" di Umberto Eco. Perchè tutto questo? A me sfugge il senso, siceramente. Pur tormentandomi, torturandomi nel tentativo di trovare un nesso anche solo personale al tutto fallisco miseramente. Certo è intrigante, ma desisto convinto ancora che la musica debba restare musica, mentre opere del genere devono essere rappresentate anche visivamente. Interazione, recitazione e quant'altro. Ed il contenuto? Drone ed ambient e brevi accenni post-rock. Quasi esoterismo sonoro che anche nei tre brani assume contenuti e forme diamentralmente differenti passando dal drone ortodosso e misterico di "Way To The Son", al misticismo tribale e distorto di "Three In A Desert", per finire con la litania post moderna di "Gold, Ladan, Mirra". Opera ambiziosa che merita certamente più di un ascolto, ma che in particolare richiede un interesse sperticato per l'interpretazione, nonchè una curiosità intellettuale fuori dall'ordinario. Opera anche coraggiosa, quindi, che si pone al di fuori dei generi e sfida l'ascoltatore stimolandolo contiuamente. Però un dubbio finale sorge spontaneo: non è che l'autoreferenzialità della proposta lo faccia pesantemente cadere nel vortice del fine a sé stesso?
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