SENGIR: SIGN OF DEVOTION
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24/03/2006Poca cosa questi Sengir, ensemble belga arrivato alla seconda prova in studio proponendo un gothic metal perlopiù canonico, e che fa fatica, quindi, a rendersi originale e riconoscibile tra il marasma che stringe alle caviglie l'intero movimento. Peccato veniale se le composizioni fossero di una certa caratura, ma quello che emerge da "Sign Of Devotion" è la qualità medio-bassa di una band che non riesce a staccarsi dalla linearità, da una semplicità troppo elementare che toppa anche con il versante emozionale, sempre poco ispirato da melodie prolisse. Non basta la voce di Ellen a risollevare le sorti del disco, poco incline alla teatralità, ma su buoni livelli interpretativi. Come non basta la ricerca dell'arrangiamento, la costanza nel creare sinfonie pompate, ariate, che alla lunga, però, si ripetono dal primo all'ultimo brano risultando ostico trovare un distinguo(ben differente dalla linea tematica contigua di un concept, ad esempio). Qualche piacevolezza la si prova quando i nostri si accostano a band guida del settore(è già questo induce a riflettere negativamente), come nella parte iniziale del disco in cui si altrernano rimandi agli After Forever("Time"), oppure ai To Die For("Close To The Bone"), ma assai poco, molto poco, per far rientrare un disco almeno nella schiera della sufficienza.
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