RUDESS JORDAN: FEEDING THE WHEEL
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24/08/2003Tutti conosciamo Jordan Rudess come il fantastico tastierista del Teatro Dei Sogni ( Dream Theater), ma non so quanti conoscono l'opera solista di questo grande musicista del panorama progressive. Ho acquistato questo disco dopo aver visto le recensioni del settore ma non avrei mai pensato di trovarmi nello stereo di casa un cd così spiazzante: approccio totalmente strumentale (a parte la voce nell' intro e nella traccia finale "Feed The Wheel" che ci spiega il meccanismo della ruota dell'eternità) con linee melodiche che tentano di gettare un ideale ponte fra progressive e jazz. Il risultato è un cd che parla all'anima dell'ascoltatore: non dovete far altro che rilassarvi e farvi prendere dal vortice musicale, senza contrastare lo svolgersi della trama musicale. Le note che escono dalla tastiera del nostro caro Jordan vi sorprenderanno e affascineranno: dopo pochi minuti dall' inizio dell' ascolto del cd non vi troverete più sul vostro amato divano ma sarete risucchiati da un vortice spazio-temporale e vi accorgerete a malincuore che l'ora o poco più di grande musica è terminata. L' approccio sonoro varia da attimi di grande calma, con istanti pieni del pathos proprio della musica classica, a periodi di viaggio nell' iperspazio con Rudess che crea melodie extraterrestri degne della miglior colonna sonora fantascientifica. Parlare dei singoli brani in un' opera del genere è difficile: le varie tracce non sono composizioni che godono di vita propria ma hanno un senso compiuto solo se sono unite fra loro. Voglio comunque parlarvi di "Shifting Sands": la traccia si apre con un piano e un vento direi "cosmico" che danno all'ascoltatore un senso di malinconia e impotenza verso un destino che non possiamo cambiare, neanche con tutti i nostri sforzi. Più si avanza con la canzone più si avverte con chiarezza che l'unica forza che rimane all' umanità è quella dell' amore, senza la quale l' intero destino dell' universo è irrimediabilmente segnato.
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