RAMOS, SOPHIA: HER MAJESTY
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25/05/2007Era da un bel pezzo che non mi capitava di avere a che fare con una voce femminile così dannatamente rock, un'ugola che non si limita ad azzeccare semplicemente le corrette linee vocali da adattare ai vari pezzi travestendosi bensì di una passione e di una verve davvero esagerate, perfettamente adattata ad uno stile rock intriso, tra le altre cose, di un magnetismo a metà tra blues e funky d'autore. Sembra incredibile ma Sophia Ramos (in Myspace all'indirizzo www.myspace.com/sophiaramos), la "maestà" identificata dal titolo del cd in questione, pare aver raccolto una sorta di eredità dal grande talento vocale di Mr. Robert Plant, manco fossimo a parlare di una delle sue allieve predilette, viste l'attitudine e la personalità qui messe in campo dalla singer statunitense di origini latine. Il suo qui discusso primo full-lenght, manco a farlo apposta, può benissimo essere descritto come una camminata tutt'altro che accomodante tra i chiaroscuri sentieri del rock stralunato e quasi psichedelico, un concentrato sonoro che tende ad affascinare grazie al proprio insolito lato artistico, ben proiettato su quel peculiare incedere che già fu a carico di un leggendario nome quale quello dei mitici Led Zeppelin. Ma non è questo l'unico punto di interesse di "Her Majesty", basta infatti porgere un orecchio più attento per scorgere influenze (nell'approccio canoro di Sophia) provenienti da altre note ugole quali quelle di Anouk e Alanis Morrisette, senza del resto dimenticare taluni accenti tanto cari alla Sass Jordan più rockeggiante, altro accostamento magari non immediato ma sicuramente presente alla stregua di più ascolti al seguito dell'album in questione. "Her Majesty", in definitiva, può essere considerato un vero e proprio punto di interesse per coloro che fossero alla ricerca di una proposta dal carattere molto rock e poco catchy, magistralmente insidiata nella notevole interpretazione di una singer davvero coi fiocchi, in grado di donare carattere e anima a composizioni trainate dall'abilità tecnica di musicisti del calibro di John Conte (New York Dolls, Conte Bros), Anthony Johnson (24/7 Spys) e Tony Beard (già alle soglie di personaggi quali Mick Jagger e Rod Stewart). Difficile, spiazzante e controverso, o più semplicemente una pura manna per i ricercatori del sound poco scontato ma di grande qualità.
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