PHOEBE BRIDGERS: Punisher
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22/06/2020Indubbiamente uno degli album più attesi dell’anno, ‘Punisher’ di Phoebe Bridgers arriva a tre anni dal fondamentale esordio ‘Strangers In The Alps’ e certifica la scalata della nuova paladina dell’indie rock a stelle e strisce. In questi tre anni Phoebe si è impegnata in collaborazioni eccellenti: l’ep con le Boygenius (fondate assieme a Julien Baker e Lucy Dacus), Matt Berninger dei The National, Conor Oberst dei Bright Eyes per il bellissimo esordio a due voci dei Better Oblivion Community Center e The 1975. I due singoli che hanno anticipato ‘Punisher’ non hanno fatto altro che amplificare l’attesa; hanno infatti fatto centro pieno sia l’intimismo di “Garden Song”, sia l’indie rock dritto del capolavoro “Kyoto”. Il nuovo album è stato composto tra l’estate del 2018 e l’inverno del 2019 e prodotto dallo stesso team del disco precedente: non a caso si tratta di una prosecuzione perfettamente logica di quanto proposto tre anni fa. Anche in ‘Punisher’ le collaborazioni sono tante (gli stessi Oberst, Baker e Dacus, oltre a Nick Zinner tra gli altri) e la barra qualitativa non si abbassa: Phoebe Bridgers si conferma un’autentica fuoriclasse, confezionando un disco di indie rock di grandissima qualità, organico nei suoni e dalla idee chiarissime. Sia nei momenti più intimi (la titletrack, “Chinese Satellite”), sia in quelli più ritmati (“Kyoto”, “ICU”) non c’è un singolo calo di tensione, e tra gli undici brani del disco non troviamo un singolo riempitivo. Che bella conferma.
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