PERSEFONE: SHIN-KEN
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20/01/2010L'ingiustizia non è poi così onnipresente nella musica underground. Questi Persefone, unica band metal attiva ad Andorra, abbiamo avuto modo di conoscerli qualche annetto fa, col bellissimo ma sottovalutato album 'Core'. Dopo aver firmato con la Kolony Records, i nostri stanno addirittura facendo, nel momento in cui scriviamo, un tour assieme agli Obituary in qualità di gruppo spalla. Ma col paludoso marciume dei floridiani gli iberici c'entrano poco o nulla: i Persefone suonano un Death metal dal fine gusto melodico e carico di elementi progressivi, di chiara derivazione Opethiana in moltissimi passaggi, ma con lo sguardo rivolto anche ai vari Dream Theater e Symphony X. 'Shin-Ken', che si presenta con un artwork più simile a quella di videogioco di ruolo fantasy di qualche console giapponese, è un conceipt album che narra di gesta belliche del medioevo nipponico. Dal punto di vista musicale, possiamo dire che il sound si è nettamente assestato, orientandosi prevalentemente verso sonorità progressive, dalle velleità ora aggressive e magniloquenti ("Death Before Dishonour", "Rage Stained Blade"), ora più riflessive e melodiche ("The Endless Path" e la splendida "Kusanagi"), con intensi accostamenti tra cantato harsh e clean e una raffinata ricercatezza musicale, manifesta negli struggenti soliloqui di chitarre e tastiere e nei tecnicissimi, ma non esagerati, passaggi strumentali. Ogni tanto sentiamo degli intermezzi strumentali acustici e la declamazione di un haiku, ma anche la presenza di ballad intense e sinfoniche, che richiamano pesantemente gli ultimi Opeth ("Purity"). Molto bella la title track divisa in due parti e interessante la cover dei grandissimi Cacophony, bonus track che chiude il disco, e che probabilmente sarà solo appannaggio dei metallers del Sol Levante, come al solito, che per la cronaca avranno 'Shin-Ken' disponibile qualche settimana prima dei colleghi occidentali. I Persefone che sentiamo oggi hanno vagamente perso quell'inclinazione gotica e introspettiva del passato, prediligendo tastiere più impertinenti, passaggi più elaborati e un'impostazione meno oscura e orfica. Pur se non eclettico come l'album precedente, questo nuovo lavoro è un qualcosa di pregevole e prezioso, un piccolo e intenso gioiello da godere e ammirare, non soltanto per i fan del controtempo eccessivo e del virtuosismo ampolloso a là Petrucci.
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