GRAVESTONE: Proud To Be Dead
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04/06/2017Ci lasciarono con un Ep dal titolo 'Symphony Of Pain' uscito nel lontano 1994, e oggi, utilizzando il medesimo formato, i romani Gravestone sono di nuovo tra noi. Partiamo subito dalla formazione, completamente rivoluzionata dal chitarrista ed unico membro originale rimasto, Marco Borrani; si passa ad una line up di cinque musicisti, dove tra i nuovi spicca l'onnipresente David Folchitto (Stormlord, Nerodia e tante altre...) dietro le pelli, che stavolta, grazie ad un songwriting davvero brillante, si diverte molto a riempire col suo talento i tanti cambi d'atmosfera creati soprattutto dalle tastiere, il vero marchio di fabbrica di questo nuovo 'Proud To Be Dead'. Non proprio una novità in realtà, considerando che le tastiere resero molto interessante anche l'esordio di tanti anni fa. Ma stavolta il loro approccio stilistico devia fortemente, portandosi dietro anche le chitarre, alla scoperta di paesaggi sonori di chiara ispirazione horror dark, a metà strada tra Goblin e Cradle Of Filth (ascoltate “Eyes Without Sight” e ve ne accorgerete), mantenendo comunque intatta l'attitudine aggressiva che il concept richiede. Il death metal del passato emerge a sprazzi ed in modo più ragionato, poco incline a sfuriate old school e più aperto a progressioni melodiche, soprattutto quando è il pianoforte a prendersi la scena. In tal senso, la title track d'apertura racchiude in se tutto quanto detto, mentre nell'ultima “Matres”, chiaro omaggio alla trilogia delle tre madri (Suspiria, Inferno e La Terza Madre) di Dario Argento, l'apertura strumentale è totale, slegata da schemi e ottimamente riuscita, al punto da farci pensare che sia realmente questa la traccia sulla quale posare la prima pietra in prospettiva full- length. Seguire le orme dei Goblin sembra essere nelle corde delle chitarre dei Gravestone, il che li renderebbe ulteriormente interessanti nell'intasatissimo panorama odierno. Nota finale per 'Corpse Embodiment', traccia presa dall'Ep del 94, che seppur stravolta da un ri-arrangiamento deciso, mantiene intatta la potenza ed il pathos che ne fecero il pezzo portante di 'Symphony Of Pain'.
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