PALE DIVINE: Consequence Of Time
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03/07/2020Gli statunitensi Pale Divine festeggiano i loro venticinque anni di attività pubblicando un nuovo lavoro che amplia consistentemente i loro confini musicali. La matrice di questo ‘Consequence Of Time’ è sempre un puro doom metal dalle tinte sabbathiane o di Saint Vitus e Grand Magus ma che, in alcuni punti, abbraccia tinte meno oscure avvicinandosi ad uno stile molto più “classic”. Se pure gli stilemi sono quelli tipici del doom, (distorsioni ricche di fuzz, brani lenti e cadenzati) alcune caratteristiche arricchiscono vistosamente il sound: in primis, il contributo alla voce di Dana Ortt, porta subito la rotta verso sonorità tipiche di Iron Maiden e Dio; il range acuto della sua vocalità si unisce e si scambia con la voce più mediosa di Greg Diener così da ottenere un colore davvero particolare. Due esempi di queste particolarità sono i brani “Satan In Starlight” e “Broken Martyr” (soprattutto nella parte finale) che portano subito alla mente sonorità maideniane tipiche di album come ‘Seventh Son Of A Seventh Son’ al limite del progressive. Il lato più blues, tipico di band come Black Label Society, viene sviscerato in brani come “Shadow's Own”; questo attaccamento alla melodia, in special modo nei soli, è un altro bel punto a favore per la band. È chiaro che lo stile del gruppo è sempre ben ancorato al mood fangoso del doom più southern ma questi continui rimandi al “vecchio” metal mi hanno piacevolmente sorpreso. L’album scivola via in otto brani ben studiati e composti con spirito libero rivolgendo lo sguardo al metal fatto col cuore.
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