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AVATARIUM: Death, Where Is Your Sting

data

05/11/2022
75


Genere: Doom Metal
Etichetta: AFM Records
Distro:
Anno: 2022

A tre anni dal pregevole 'The Fire I Long For' del 2019 ritornano a far parlare di sè con un nuovo lavoro discografico gli Avatarium, formazione svedese fondata sotto l'egida di Leif Edling; per chi non sapesse chi è Mr. Edling consigliamo di abbandonare la lettura di questa recensione e spogliarsi immediatamente del sacro chiodo borchiato. Questo 'Death, Where Is Your Sting' è il frutto che ha trovato tortuosa maturazione durante questo periodo pandemico e che ha condotto i nostri ad una serie di riflessioni e considerazioni sul tema della morte. La fase di songwriting e di registrazione infatti ha impegnato gli ultimi due anni nei quali la compagine svedese ha dovuto conciliare la propria attività in studio con la crisi sanitaria che stava flagellando il pianeta. I sentimenti di angoscia e timore sono pertanto confluiti nelle note di questi otto brani e ne hanno plasmato indelebilmente la forma. Il titolo del disco, tratto da una citazione di una lettera ai Corinzi contenuta nella Bibbia, suona quasi come un memento mori con il quale, alla consapevolezza di essere sopravvissuti al "tristo mietitore" si accompagna quella dell'ineluttabilità del destino caduco e mortale degli esseri umani. È evidente quindi come la componente filosofica esistenzialista che permea le liriche di questo LP sia maggiormente sviluppata rispetto al suo predecessore e questo è dato cogliersi anche dalle sfumature sonore delle composizioni che sembrano più intime, spleniche e meno dure e granitiche. Gli arrangiamenti più orchestrali affidati agli archi, come nell'intro di "A Love Like Ours" che ci introduce all'ascolto, sfiorano il sinfonico senza però risultare pomposi o eccessivamente "gotici". Questa caratteristica svincola il sound proposto dagli Avatarium da quello degli albori, legato sicuramente ad un doom di stampo più tradizionale che risentiva dell'imprinting dato da Leif Edling. Questo non compromette in ogni caso la qualità del riffing che rimane di pregevole fattura e conserva le caratteristiche tipiche di marzialità e graniticità che il sottogenere impone, ma anzi lo arricchisce rendendo le tracce più variegate e meno scontate. Alla durezza del riffing si accompagna un certo sentimento di malinconia che trasuda dalle atmosfere perfettamente cesellate dal quintetto, come nella struggente "Stockholm" o nella titletrack che sembra evocare a tratti il sound dei conterranei Katatonia. Questo gioco di atmosfere, vero punto di forza della band, trova il suo apice in "Psalm For The Living", delicata nenia il cui arpeggio cristallino trova il suo perfetto contrappunto nella dolce e cullante voce di Jennie-Ann Smith che si conferma una vocalist versatile e dotata di grande capacità espressiva. Non mancano però i brani più diretti che ricalcano gli stilemi tipicamente doom come la ruvida "God Is Silent" dal riff candlemassiano o "Nocturne" che si contraddistingue per un riffing più serrato che sfocia in un chorus aperto e arioso. Con questo disco assistiamo in sostanza ad un deciso passo in avanti nel percorso di maturazione degli Avatarium che si confermano come una realtà degna di considerazione nel panorama doom europeo e che lascia intravedere spunti interessanti per il futuro.

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