ALTARETH: Blood
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25/11/2021Dopo lunga gestazione gli Altareth danno alla luce il loro primo LP di debutto dal titolo semplice quanto lapidario: 'Blood'. Il quintetto svedese, proveniente dalla città di Göteborg ma lontano da quelle sonorità sviluppatesi in quel fecondo bacino all'inizio degli anni novanta, propone uno stoner/doom che affonda le radici nella produzione più classica del genere. La title track di apertura sintetizza quello che è il messaggio sonoro proposto dagli Altareth; riff semplici e pachidermici che puntano sulla ripetizione lenta e ipnotica proiettando l'ascoltatore in una dimensione catartica nella quale domina un fervore quasi liturgico. Brani come "Satan Hole" o "Eternal Sleep" si trascinano con l'incedere di una solenne litania scandita dalle note ruvide e compresse del duo Lindqvist-Sörum che riportano alla mente produzioni di stampo più psichedelico degli Sleep e degli Electric Wizard. Non potevano mancare in questo caleidoscopio di influenze anche i padrini Black Sabbath, i cui echi riemergono nelle prime battute del riffing di "Downward Mobile" che sembrano uscire direttamente dal debutto dei quattro di Birmingham per poi evolvere in un brano dotato di una buona struttura melodica. E' evidente come i nostri, pur mirando all'essenzialità in fase di songwriting, assimilando il loro sound a quello primigenio dei Saint Vitus, non disdegnano il lato più melodico ma allo stesso tempo privo di inutili e pomposi orpelli che conferisce a brani come "Moon" o "Empty" quel sapore malinconico ed introspettivo che costituisce "il coltello con cui frugo dentro me stesso" (cit.).
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