METAMORPHOSIS: DARK
data
23/03/2009Al quarto disco in studio gli svizzeri Metamorphosis provano a dare una sferzata al proprio stile lasciandosi alle spalle l'ombra dei Pink Floyd, preferendo un approccio più moderno e più prossimo al neo-progressive inglese. Tentativo riuscito in buona parte perché i nuovi brani camminano da soli, hanno un tiro più fresco che in qualche frangente ricorda gli ultimi Porcupine Tree, e di tanto in tanto qualche sferragliata corposa di chitarra spezza l'introspezione sonora che caratterizza l'intero disco. Per renderlo un titolo ancora più appetibile, però, Jean Pierre Schenk - leader polistrumentista e compositore - avrebbe dovuto curare di più gli arrangiamenti e snellire le canzoni in quanto alcune troppe lunghe e poco coinvolgenti, frutto di soluzioni melodiche troppi semplici e scarne. Il passaggio verso una nuova prospettiva non è stata indolore, quindi, ma c'era da aspettarselo. Resta un buon album, comunque, psichedelico e meditativo con prove di spessore sul piano solista, ed una produzione all'altezza che ne esalta i vari passaggi che nonostante tutto devono ancora svezzarsi completamente da "mamma" Waters. C'è evoluzione, e questo in fin dei conti rientra letteralmente nel significato di progressive. Un'evoluzione significativa, ma timida. Coraggiosa, ma non del tutto. Ancora un passo in avanti più deciso ed avremmo avuto tra le mani un signor disco. Ma se vi accontentate del necessario...
Commenti