OZ: Forced Commandments
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29/05/2020Un diretto e ruspante heavy classico che guarda alla NWOBHM è quello che ci propongono i veterani Oz, band finlandese attiva dal 1977, sciolta nel 1991 e riformata nel 2010 grazie al "motore portante" del combo, il drummer Mark Ruffneck, che non ha mai gettato la spugna nonostante i numerosi cambi di formazione. Il gruppo riconferma la solida line up del precedente platter, e rovescia nuovamente nei padiglioni auricolari dei propri ascoltatori quel che di meglio sa fare, dimostrando di essere ben lontano dal meritarsi la pensione. Riff diretti ed incisivi, un drumming dinamico, un impianto solistico ottimo (gli assoli sono veramente uno spettacolo!) ed uno screamer che, pur non essendo un portento di tecnica e controllo, fa il suo sporco dovere in maniera efficace, soprattutto nei brani più tirati, imbastendo refrain spesso accattivanti, anthemici e facilmente memorizzabili: sono queste le caratteristiche della maggior parte dei brani presenti, che pur muovendosi all'interno di un canovaccio assolutamente noto, risultano in buona parte freschi, riusciti e strutturati. Non tutto l'album rimane però sul medesimo livello di alcune canzoni (titoli come la travolgente opener "Goin Down", "Prison Of Time" o la doomish "Diving Into The Darkness", giusto per citarne qualcuno, hanno veramente una marcia in più), ma la genuina passione che si percepisce tra i solchi del disco è evidente e rende piacevoli anche i brani di maniera dove il "mestiere" si palesa maggiormente. Se amate le classiche sonorità melodic metal anni '80, con la sacra triade Maiden/Saxon/Priest in testa, mischiate alle sonorità più quadrate degli Accept, questo disco potrebbe regalarvi parecchie soddisfazioni, a patto che non vi aspettiate niente di particolarmente miracoloso.
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