LIQUID GRAVEYARD: ON EVIL DAYS
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06/11/2009Debutto per questo nuovo act ispanico/britannico, che vede alla chitarra nientemeno che John Walker della storica band Cancer. Ma scordatevi il death sporchissimo e cadenzato di questi ultimi, i nostri, forti della produzione a cura dell'ottimo label nostrano My Kingdom, propongono un sound originale e personalissimo che, temiamo, non farà la felicità dei metallari. Almeno di quelli che non hanno una mentalità aperta, il che vuol dire un gran numero. L'unico paragone che viene in mente è con gli Aghora, progetto semisconosciuto al quale hanno preso parte i componenti dei Cynic, voce esclusa. Quindi navighiamo verso lidi decisamente progressivi, oscillando tra rock e metal cullati dal duetto vocale tra Raquel e John Walker, la prima con il suo timbro soprano e il secondo con i suoi growl. Dopo la sfuriata death del primo minuto dell'opener "Rumours Are Black Like Machine Guns" viene subito rivelata l'anima progressive dei Liquid Graveyard, con i fraseggi delle chitarre in netto controtempo con la batteria, che proprio non ci sta a mantenere un tempo unico e regolare. Il disco prosegue tra momenti di puro progressive rock classicissimo e passaggi decisamente più metallici, come in "On Evil Days", "Them Greeds" o "1760", con un certo gusto jazzistico in certi frangenti ("Their Words Grow Thin"). Nell'insieme è un bel lavoro da gustare (e comprendere) in tutta calma, abbandonandosi alle originali sperimentazioni dei nostri. Probabilmente non sarà un lavoro comprensibile per tutti, e difficilmente appassionerà al primo ascolto, ma consigliamo di provarci almeno. Astenersi ultraconservatori.
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