LIONVILLE: So Close To Heaven
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06/02/2022Nella storia ci sono stati binomi non esclusivamente artistico musicali, perfettamente complementari, dove le capacità di uno dei due erano in grado di esaltare l’attitudine del suo complice. Questo è il caso della coppia formata Stefano Lionetti e dal microfono dei Work of Art, Lars Safsund. Sarebbe eccessivo e per certi versi contradditorio aspettarsi da mente e braccio dei Lionville un qualcosa di distante da quanto proposto nei quattro dischi precedenti, in questo percorso intrapreso poco più di 10 anni fa. Vaghiamo in territori cari agli stessi Work of Art, ai Sonic Station, prendiamo in prestito alcune reminiscenze Toto, e non smentiamo l’importanza di band quali Europe (Kee Marcello/era) e Da Vinci. Partiamo con “This Time”, mid tempo lievemente Unruly Child, solare e gioiosa sin dall’attacco affidato alle tastiere. “Cross My Heart” ripercorre i territori cari al compianto Jimi Jamison confermando il diffuso e privilegiato impiego di atmosfere idilliche e rilassate contenute in ‘So Close To Heaven’. “The World Is On Fire” accende nella strofa l’anima hard del gruppo per poi sfociare in un ritornello dalla presa rapida. L’elettroacustica “Can’t Live Without Your Love” è degna erede delle migliori ballad scritte da Stefano lungo la sua carriera, con tanto di solo affidato al sax. “True Believer” profuma del miglior Richard Marx armata di un arrangiamento impeccabile dove ogni strumento, sax compreso, ha il suo breve momento di egocentrismo a servizio del brano. Non a caso in scaletta troviamo un outtake dei tempi di ‘Repeat Offender’, secondo parto dell’artista americano sopracitato, gentilmente concessa da Marx ai Lionville. Ancora atmosfere romantiche e ricche di colori tendenti al rosso di un tramonto in “We Are One”. Il riferimento principe, i Toto, fanno capolino nella title track posta in coda all’album. Un disco assolutamente solido che disattiva nell’ascoltatore il desiderio di skippare alcun brano. Un lavoro in grado di trascinarci da un brano al successivo come in un viaggio da spettatori, conquistati da una sequenza di paesaggi simili tra loro ma differenti nei dettagli. Per concludere, senza entrare nell’opinabile, nella soggettiva e quindi evitabile questione “E quindi quale è il miglior parto dei Lionville?”, affermo senza timori di sorta che l’effetto "WOW" dei primi due dischi risulta inevitabilmente mitigato, rimanendo all’interno di una confort zone di assoluta qualità capace di regalare emozioni e sensazioni positive.
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