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KILLER BOOGIE: Detroit

data

03/08/2015
72


Genere: Stoner Rock
Etichetta: Heavy Psych Sounds Records
Distro:
Anno: 2015

Killer Boogie è un progetto di cui fa parte Gabriele Fiori, voce e chitarra dei Black Rainbows; e quando si parla di Fiori si parla dell’etichetta romana Heavy Psych Sounds, che ha in lui uno dei principali componenti. In questo disco, che segna il debutto sulla lunga distanza dei di questo trio romano, si sentono forti atmosfere stoner, frutto della mente di Fiori prendendo spunto dalla sua band principale, a cui vengono aggiunti elementi che rievocano frammenti di vita strettamente urbani, in particolare, come si può evincere dal titolo, atmosfere riguardanti la vita in vecchio stile nelle grandi città americane. Album molto diretto, con musiche coinvolgenti guidate dall’estro musicale di Gabriele Fiori, sia per quanto riguarda i suoi vocalizzi tendenti ad una relativa acidità, sia per le note di chitarra che riesce a sprigionare, che risultano essere allo stesso tempo melodiche e sfrontate. Un apporto notevole viene dato alle parti ritmiche del basso di Edoardo Mancini (che nelle fasi di registrazione dell’album prende il posto del bassista principale Matteo Marini) e della batteria di Luigi Costanzo (già nei The Wisdoom), che spesso e volentieri catturano l’ascoltatore e lo costringono ad effettuare movimenti col capo, ricevendo un consenso assolutamente passivo, ma non per questo remissivo. Ogni tanto l’album si permette di esplorare scenari che esulano dalla vita strettamente terrena. E’ il caso per esempio di “Cosmic Eye”, un viaggio nei più alti strati dell’atmosfera terrestre soprattutto nelle parti in cui gli effetti musicali, con annessi sottofondi suggestivi, vanno per la maggiore. Certo è che 'Detroi'” non sia un album che grida al miracolo, o che si possa spacciare come un capolavoro al pari di 'Hawkdope' dei Black Rainbows. Si sente chiaramente che riprende temi e strade già solcati dalla vasta scena stoner internazionale; si può dire la proposta possa assestarsi tra le cavalcate di Vidunder e Horisont (presenti soprattutto nella conclusiva “Dynamite”, tra i capitoli migliori dell’album) e la psichedelia cromatica dei Colour Haze e Radio Moscow. E’ comunque un lavoro molto apprezzabile, dal minutaggio sostanzialmente contenuto, facendosi ascoltare con piacere e che non lascia assolutamente il tempo che trova.

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