STONEWOOD: Stonewood
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16/02/2019I romani Stonewood hanno sicuramente quello che per molti può essere un pregio e per altri un difetto: non andare oltre quanto si è abili/abituati a fare. Mancanza di coraggio? No, nel loro caso non credo. Semplicemente idee ben chiare su quale percorso artistico adottare. D’altra parte l’esordio discografico è sempre un arma a doppio taglio si sa, bruciarsi andando oltre i propri limiti è un rischio che spesso ritroviamo in gran parte delle release odierne. Personalmente questo esordio omonimo l’ho apprezzato parecchio, forse perché l’ondata stoner-rock di fine anni ’90 l’ho vissuta in prima persona o forse per il semplice fatto che, fortunatamente, c’è ancora qualche nuova leva capace di ridare linfa al genere senza per forza di cose voler stravolgere tutto. “Stonewood” è il classico disco destinato a chi ha amato le sonorità di quegli anni, dai suoni caldi e taglienti, dove il lato heavy viene amalgamato con intelligenza al rock con un risultato finale decisamente all’altezza. Primi Queens Of The Stone Age, il desert rock dei Kyuss e quella visione snaturata di ciò che ci circonda dei Soundgarden sono le mura portanti per questo quintetto, capace di regalarci un tris di tutto rispetto come “Out Of Sight”, “Space Goat” e “China White”. Contraddistinto da un artwork eccezionale, il debutto degli Stonewood è qualcosa che potremmo definire riuscito, grazie alla qualità della proposta e l’esser riusciti a pagare il giusto pegno a quel periodo che ha scritto pagine fondamentali del rock contemporaneo.
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