HOLY MARTYR: VIS ET HONOR
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30/01/2006Una selva di fiere lance stagliate contro un fulgido cielo, su cui campeggia altisonante il nome del Santo Martire: un esercito schierato, affamato di gloria e pronto alla battaglia, pronto a combattere ancora una volta sotto il segno dell'heavy metal più eroico e spietato, deciso a mettere al bando ogni vanagloria e ogni effeminatezza con censoria determinazione e fanatica devozione. Due soli sono i brani nuovi di cui Ivano Spiga e soci ci fanno omaggio: ed è davvero un peccato, perchè i guerrieri di Sardegna non erano mai stati in forma così smagliante! Aperta da una suggestiva rogatio in latino con cui il legionario affida la sua vita a Giove, consacrandosi a Roma, a Cesare e all'Impero, "Vis et Honor" avanza energica, implacabile e marmorea, sorretta da un incedere di riff Omeniani e vigorosi quanto inquadrati e disciplinati, esattamente come i prodi soldati la cui gloria viene qui tributata. In un mondo turbolento e senza pietà, la gloriosa Aquila di Roma vola fiera verso la vittoria, scatenando un'autentica tempesta d'acciaio sui pazzi che osano opporsi: "Blood and guts everywhere... there's no mercy for the foes of the Empire!". Un brano capolavoro, autentico vademecum di metallo epico che consacra definitvamente i nostri come miglior newcomer sulla scena italica! E dopo aver reso ancora una volta grande il nome di Roma e dell'Italia, gli Holy Martyr ritornano all'antico amore per le vicende greche, con una "Ares Guide My Spear" di ambientazione omerica e dalle parti strumentali meno marziali della robusta opener, con un ritornello (casualmente) rubato agli insospettabili Anvil di "Make It Up To You" ma rivisto qui in una chiave eroica che ne garantisce tutta la ragion d'essere. E' ancora sotto le insegne delle polèis greche che il disco si chiude, con la rivisitazione del già classico "The Call To Arms" in chiave acustica: il brano si veste qui, grazie agli arpeggi del bozouki e alla sofferta interpretazione dell'ottimo Alex Mereu, di un'atmosfera crepuscolare e notturna che farà sognare parecchi di voi. Insomma, "poco ma buono", anzi, "pochissimo ma clamoroso" è ciò che si può dire di questo EP... ma ora, dopo una recensione per quanto possibile oggettiva, permettetemi un'accorato appello che spero possa parlare anche per tutti i fans della band sarda: "This is the third and last effort from Holy Martyr" non è abbastanza per dire addio. Nessuno di noi vuole che questa grande band scompaia senza neanche un full-length all'attivo... e rifiutarci la portata principale dopo questi tre antipasti sempre più appetitosi è semplicemente crudele! Non andatevene ragazzi... lottate fino alla morte, ma non lasciateci senza il vostro romantico, ingenuo e anacronistico senso dell'Onore. "Do we believe in the Holy Martyr?" La risposta è ancora, imperativamente, un "SI'" urlato a pieni polmoni da chi non si è ancora accorto di vivere nel terzo millennio dopo Cristo.
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