HELVETETS PORT: EXODUS TO HELL
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19/12/2009Ci sono dischi che sono estremamente difficili da recensire, e questo è proprio uno di quelli. Unirsi al coro significa stroncarlo senza pietà; fare l'oppositore ad oltranza, perdere di obiettività. Cercando quindi di mantenere una media distanza da entrambe le posizioni, dirò che comprare o meno un disco del genere è questione di gusti. E fin qui sembra banale, ma in realtà non lo è affatto: siamo infatti ben al di là di un semplice "che musica ascolti? Questi allora potrebbero piacerti." Siamo piuttosto nel campo del "ti senti pronto per un disco del genere?" Il problema con il nostro quartetto svedese sta nella proposta stessa, più che nei pezzi. Se infatti i classicisti del Metal sperano sempre in una nuova band che porti avanti uno stendardo solidamente piantato da anni nel terreno, in questo caso particolare si sfida la logica stessa dell'appassionato e gli si chiede: ti interessa una band che nella propria homepage dichiara "la nostra missione è farvi credere che sia di nuovo il 1983"? E lo fa nel modo più puro possibile: pezzi semplicissimi, dalle melodie efficaci prive di qualunque finezza, suoni al limite di una registrazione da demo economico, voce intuitiva e sempre sul limite della stonatura (pur senza scadervi), ritmiche linearissime che sanno di prime sperimentazioni nel mondo della "futura" musica pesante. Grezzi, quadrati, ed ignoranti come pochi. Di quel tipo di ignoranza che gli appassionati del Classic rimpiangono ed apprezzano a fondo in alcune band seminali dei tempi che furono. Siamo a metà tra vaghi rimandi (soprattutto ai Manowar del periodo "Into Glory Ride" ed agli Iron Maiden dell'epoca Di'Anno) e creatività istintuale ed infantile, una immaturità che pare essere estremamente ricercata dal quartetto. Non quindi dei musicisti improvvisati, ma piuttosto degli appassionati nostalgici dotati di ardore e voglia di divertirsi. La domanda è: ventisei anni dopo quel 1983 che la band sceglie come riferimento, si desidera davvero ascoltare una band che sembra non riproporre un vecchio genere, ma "scoprirlo" per la prima volta? La mia impressione è che questo disco deluderà un sacco di gente, ma manderà in sollucchero le non così poco nutrite schiere di cultori del Classic e dell'Epic "vecchia maniera".
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