GRAVE: INTO THE GRAVE
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27/09/2009Dopo i Corpse e i Putrefaction sul finire degli anni '80, la band decide di cambiare monicker in Grave, dando alle stampe quattro demo su cassetta, assolutamente da non sottovalutare. Il vero e proprio debutto però avviene con questo primo lavoro, dove secondo migliore tradizione swedish death, il sound marcio e putrido la fa da padrone, assestando colpi su colpi, con brani oscuri e lenti, veloci e graffianti. In quanto a sound tetro, i primi Grave prendono molte cose dagli Unleashed, mentre per i vari cambi di tempo che si susseguono senza sosta, più alle prime cose dei Dismember. L’inizio è quello dei migliori, con una sfuriata di batteria e le voci di Jorgen e Ola che sembrano provenire direttamente dall’inferno, voci che non sanno fare altro che sputare veri e propri inni alla pazzia, misantropia e brani come "Extremely Rotten Flesh" che parlano da soli. Caratteristica che però porta più cattiveria alla band, così come a migliaia ne sono esistite nel panorama svedese, è ovviamente il tipico down-tuned sound: chitarre ribassate, sezione ritmica incalzante e voci spesse volte dirette più sul growl che lo scream. La titletrack nel debutto è presente in una versione nuova, senza intro tastierata e atmosfera più morbosa (più per il fatto che prima era suonata su cassetta, tramite un budget più limitato, che per altro). L’impatto è comunque dei migliori… martellante come sempre… le doppie voci, tra cui una tenebrosa vomitevole che spunta fuori. Infine, la ciliegia sulla torta, che rende la resa finale ancora più gustosa, ovvero quei tipici assoli malati e la presenza di Thomas Skogsberg per quanto riguarda la registrazione dell’album (mixaggio e produzione anche). A quei tempi lui, con i Sunlight Studios, ha fatto uscir fuori le migliori gemme del metal estremo (Carnage, At The Gates), e questa, è sicuramente una delle tante.
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