GARDENJIA: EPO
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17/07/2013Chitarre, synths, batteria, sax…e metal. Che strano connubio, vero?! A prima vista sì, sembra innaturale accostare il metal a dei synth, ma d’altra parte siamo nel 2013 e nulla sembra essere più così fuori luogo. Spazio quindi alla sperimentazione, alla ricerca sonora e a un sogno che finalmente ha trovato voce, questa riassunta è la storia dei Gardenjia, combo pugliese che ha finalmente trovato la luce che si merita attraverso la pubblicazione di 'EPO'. Al primo impatto si rimane storditi visto il cospicuo numero di elementi da assimilare e minutaggio che supera quasi sempre i quattro minuti a brano, ma dopo qualche ascolto le idee si fanno più chiare e il giudizio non può che essere unanime: trattasi di un gran bel lavoro! Il gruppo in questione ha fatto dei suoi limiti territoriali la propria forza, arrivando a gestire ogni aspetto legato al disco, dalla registrazione alla produzione, il tutto con meticolosa cura e con risultati che vanno ben oltre le più rosee aspettative. 'EPO' è una sorta di manifesto all’arte, qualcosa che sarebbe sbagliato etichettare viste le molteplici sfumature al suo interno. Il background dei nostri d’altra parte parla chiaro: artisti come Jeff Buckley e Allan Holldsworth sono esempi di libertà stilistica, di amore per la parola musica in ogni sua forma. Ecco allora che trovarsi di fronte a un disco così aperto mentalmente non deve spaventare, ma anzi rendere felici. Perché se si ha la fortuna – come in questo caso - di imbattersi in musicisti dotati di buon gusto il risultato finale potrebbe essere incredibile: un album prog-death metal dove i synths vanno a riempire ciò che le chitarre non potranno mai fare e dove il sax regala ossigeno e vitalità. Fondamentalmente potremmo parlare di Animal As Leaders, Tesseract, o di qualsiasi altra band Sumerian/Basick Records, ma la verità di fondo è che l’Italia ha trovato finalmente una band che fa di estro ed espressività i suoi punti forti, i Gardenjia. Qualche esempio? Lasciatevi trasportare da "Shapes Of Greys" o "Fire Walk With Me", brani che regalano dolcezza e ceffoni di pari passo attraverso un dualismo vocale azzeccatissimo. Come ogni progetto che si rispetti anche il lato visivo vuole la sua parte, ed ecco quindi un artwork cupo e al tempo stesso affascinante utile a rendere ancor più scontato l’acquisto di questo ottimo disco.
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