FARO: ANGELOST
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17/02/2006Molti di voi ricorderanno i Faro a fronte del loro promettente debut album "Dawn Of Forever" del 2003, un cd che aveva messo in mostra le qualità di una band dalle interessanti prospettive, costituita tra gli altri da elementi più che noti nella scena hard 'n' heavy attuale, quali ad esempio il drummer dei Mind's Eye Daniel Flores e, soprattutto, il singer di origine asiatica Chitral "Chity" Somapala, rinomato per il proprio lavoro all'interno dei metal acts Firewind e Moonlight Agony. Ora, a distanza di circa tre anni, i Faro ritornano con una line-up totalmente rinnovata, la cui unica eccezione è da ricercarsi nell'appena citato Somapala, che mantiene saldamente il timone di un progetto ora più che mai identificato con il suo riconoscibile timbro vocale. Per quanto riguarda il parco musicisti, invece, in "Angelost" (questo il titolo scelto per il nuovo lavoro) sono da annotare le entrate di nomi di spicco quali Barish Kepic e Michael Müller (Jaded Heart), oltre che all'ex drummer dei Bonfire Dominik Hülshorst, veri e propri nomi di riferimento per la scena rock che conta. Una formazione di grido quindi, che altro non poteva lasciar sperare se non in un dischetto di grande qualità, cosa che, purtroppo, si è avverata solo in parte. I dieci nuovi brani contenuti in "Angelost", infatti (dico dieci perché l'undicesimo è la cover della Springsteeniana "Dancing In The Dark"), risultano di un livello qualitativo leggermente inferiore a quelli intravisti nel proprio predecessore in studio, elemento questo che annovera il cd in esame tra le uscite sicuramente positive ma non prioritarie del 2006, e che lascia un leggero retrogusto amaro verso tutti quelli che, come il sottoscritto, speravano in un seguito di notevole spessore. Va anche detto che, analizzando in maniera critica le nuove composizioni senza il fantasma del passato, quella in cui ci si imbatte è una buona proposta di hard melodico europeo che sicuramente potrà accaparrarsi i pareri positivi di diversi fans della scena in questione, il tutto anche grazie alla buona produzione esecutiva e a delle esecuzioni precise e di buon gusto da parte dei grandi musicisti coinvolti. D'altra parte, però, in un mercato attualmente affollato come quello dell'hard melodico bisogna sempre saper offrire qualcosa di più, il tutto per non rischiare di rimanere affossati nella marasma della massa più anonima: a questo pro ben vengano i grandi nomi, ma devono ovviamente essere accompagnati dalla ovvia qualità del caso.
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