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EVERGREY: Theories Of Emptiness

data

08/06/2024
82


Genere: Power, Prog, Dark Metal
Etichetta: Napalm Records
Distro:
Anno: 2024

Gli Evergrey possiamo definirli come un gruppo semplicemente leggendario. Sono insieme da 25 anni e passa e sfornano un album ogni anno o due; per poi andare in tour e ricomciare il ciclo. Veri animali nottruni e da palco, interamente dedicati alla causa prog metal, in tutto e per tutto. I cosidetti "lifers". Ci sono altri gruppi con un simile modus operandi, vuoi perche' non hanno scelta, se vogliono far soldi (anche se adesso con i club che rubano anche le percentuali della merch venduta, a volte prendendo un vero e proprio pizzo, quindi anche i prospetti di far profitti sono molti grami), oppure, in maniera minore, per passione. Essere musicista di questi tempi è diventato ancor di piu' un aspetto secondario nel condurre un business; e se uno vuol farne parte, dev'essere abile anche in altri aspetti al di fuori del suonare il proprio strumento. La band di Tom S. Englund però è differente, perche' il loro output, fatto in stragrande maggioranza di album di qualità, non è mai sceso a livelli scadenti. Negli ultimi anni l'apporto compositivo di Johan Niemann e Jonas Ekdahl (che purtroppo li ha appena lasciati come batterista, ma continuera' a lavorare con loro in veste di producer e compositore), è aumentato di parecchio; ed infatti direi che siano stati loro i responsabili in primis dei suoni più moderni degli ultimi album in studio. Johan, in particolare, penso sia la mente compositiva dei brani più epici e meno veloci. In 'Theories of Emptiness' si vede chiaramente chi ha composto cosa, e nonostante Tom sia da sempre l'anima e il principale autore dei brani, si nota una marcata democrazia nella divisione dei ruoli. L'arma segreta del gruppo sarà sempre e comunque Henrik Danhage; stratosferico e super sottovalutato chitarrista. I suoi assoli sono inimitabili. Anche Rikard Zander non è molto considerato come strumentalista. Insieme a Tom è il membro con più anni di esperienza nel gruppo, ed il suo contributo, anche se non sempre visibile, si sente tantissimo a livello compositivo e di arrangiamenti. Sicuramente la colla del gruppo. 'The Atlantic' era un capolavoro, probabilmente il più bello della loro carriera e quindi succerdegli era impresa difficile e non vi erano completamente riusciti. Aspettavo con ansia 'Theories of Emptiness' perchè gli ultimi due album anche se in certi momenti erano eccelsi, mi sembravano leggermente meno consistenti del solito. Come se avessero innestato il pilota automatico. L'impressione iniziale, a parte l'orripilante copertina che dà un'idea completamente sbagliata dell'album, e che sia leggermente più lento rispetto ai precedenti ed ha molti momenti di riflessione; soprattutto nella prima parte. Passata questa, il resto delle canzoni si velocizzano, ed il lato prog ed epico degli Evergrey è il momento dove i nostri danno il meglio. Sia ben chiaro, più lento non vuol dire meno pesante. Sono un poco perplesso per la scelta dei single dell'album, che a mia modesta opinione sono i brani che meno preferisco, quindi farò a meno di menzionarli. "We Are The North" penso sia la canzone più riuscita, in tutto e per tutto. Riff relativamente lenti, ma comunque schiacciasassi, growl di Jonas Renkse dei Katatonia che aggiungono pathos e atmosfera ed un tappeto epico di tastiere su qui appoggia la bellissima voce di Englund, ed un eloquente assolo di Henrik Danhage. "One Heart" è forse il momento che più mi rammenta degli Evergrey antichi ai tempi di 'The Inner Circle'. Non ha ritmi serrati, ma è perfetta per esser cantata in coro da tutti gli spettatori e coinvolgerli nell'esperienza concerto (i cori son stati registrati dai fan, cosa fatta anche nell'album precedente nella canzone "Save Us"). "The Night Within" penso abbia le vocals più belle dell'album. Tom canta con tono dolcissimo ed enuncia bellissime melodie: davvero dà il meglio di sè, e mister Danhage ci da dentro con una svalangata di tapping brutali e "whammy bar" spacca-braccio. Magnifica! Anche "Cold Dreams" vede Renkse che aggiunge altri growl in maniera ancor più pronunciata a "We Are The North". E la figlia di Tom, Salina Englund, aggiunge cori eterei. Brano di gran spessore compositivo, che mostra comunque un certo livello di delicatezza ed un assolo azzeccatissimo. L'ultima canzone o interludio, mi ricorda un po' i vecchi Dream Theater di "Wait for Sleep" e di "Space-Dye Vest". Piena di pathos. La produzione di Nolly (ex-Periphery), come al solito stellare, funziona perfettamente. 'Theories of Emptiness' è un buon connubio per gli Evergrey e per il tappeto sonoro che vogliono proporre. Per chi ama le chitarre è pura goduria. Unico appunto è che manca in certi momenti il riff oppressivo e psicotico che potrebbero donare maggiore energia al disco. Mi sono trovato a pregare che prima o poi uscisse una sette corde incazzata, che tranciasse tutta questa bellezza, almeno per tagliare un po' certi momenti leggermente monotoni. Ed e' giusto fare un disco maturo e sperimentale, un sentimento che la band ha espresso chiaramente e che indubbiamente rispetto; dal nuovo cover artist al nuovo producer. Penso che come esperimento comunque non sia completamente riuscito. Dal punto di vista compositivo è sicuramente ineccepibile, ma mi son trovato a volere un po' meno Silent Skies (l'altra band di Englund) e piu' Evergrey.

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