EVERGREY: A Heartless Portrait (The Orphean Testament)
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04/06/2022Sovente, se non costantemente, un successo repentino ed inaspettato finisce col consumarti, andando a corrompere l'anima artistica in favore di alti ritorni commerciali. Diverso è il discorso se, invece, il riscontro del pubblico e, di conseguenza, la fama arrivano per gradi attraverso la cosiddetta "Gavetta"; in tal caso un artista ha il tempo di metabolizzare quanto gli sta accadendo intorno, creando un proprio stile personale, frutto del proprio sentire, senza troppo indugiare su mode passeggere od effimera celebrità. Gli Evergrey rientrano di diritto nella seconda schiera, quella dei gruppi capaci attraverso la propria storia (oramai ultra-ventennale) di migliorarsi continuamente, abili nel generare un suono riconoscible sin dalle prime note ed in costante ascesa per quanto riguarda il songwriting. L'ensemble di Goteborg, infatti, si conferma saldo e sicuro nel produrre l'ennesima perla di oscura disperazione, pervasa dal sentore che qualccosa di esiziale stia per accadere, un sentiero di mesta consapevolezza sull'umana condizione che, però, porta con sé un anelito di speranza. Ottima rappresentazione di quanto presente in questo nuovo platter risulta lo splendido artwork della copertina di Giannis Nakos, un'immagine intensamente dolorosa che ruba lo sguardo nella deflagrazione di macchie scarlatte in un mare sfumato di pece. Lo stile del presente 'A Heartless Portrait' è quindi già più che definito, inserito in quei binari che guidano il quintetto sulla strada della grande musica da 3 album a questa parte, nel solco di una proposta sempre in bilico fra sfuriate metal e tentazioni prog con quella marcata vena di tristezza sempre ben presente, il tutto condito da una potenza a tratti devastante. Qualcuno potrebbe eccepire che la formula degli Evergrey si ripeta così com'è da svariati anni e che, dunque, volga ad una certa stanchezza di fondo; la verità assoluta, in questi casi soprattutto, non esiste sicché il tutto si riduce a gusti personali ma pare innegabile come il nuovo lavoro sia bellissimo, intenso ed ispirato, con un Englund protagonista principale attraverso la solita interpretazione sofferta, straziante ma al contempo sempre all'insegna dell'espressività totale e colma di placida musicalità. Alla fin fine, ciò che davvero conta sono le grandi canzoni e in 'A Heartless Portrait (The Orphean Testament)' se ne trovano ben 10, a partire dalla devastante opener "Save us", già primo singolo, la successiva "Midwinter Calls" fiera portartrice di un travaglio interiore espresso attraverso struggenti melodie, la catchy "Call Out The Dark", aperta da un inquietante carillon e condotta da un efficace giro portante di tastiere, l'altrettanto melodica "Reawakening", la lancinante "Ominous", piuttosto che la super classica "The Great Unwashed", 100% Evergrey sound eppur così fresca ed accattivante. Tutti i brani sono degni di nota e sulle dolci note della conclusiva "Wildfires" rimane solo la voglia di spingere di nuovo il tasto play, per poter riassaporare ancora una volta l'ulteriore prova maiuscola di un'opera omnia che sembra conoscere solo momenti "Alti".
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