EVERGREY: The Storm Within
data
28/09/2016Dopo un disco enorme come 'Hyms For The Broken' non sarebbe facile per nessuno ripertersi, anche se Tom Englund ed i suoi Evergrey sono tra quelle poche entità in grado di partorire musica sempre più profonda ed intensa disco dopo disco, nonostante qualche calo a metà carriera dovuto più a problemi personali di Tom e/o interni alle band, che alla mancanza di ispirazione vera e propria. Fatto sta che 'The Storm Within' rappresenta davvero l'apice compositivo del gruppo svedese, non tanto e non solo per la qualità eccelsa del materiale, ma anche ed in particolare per il mostruoso lavoro in fase di arrangiamento che emerge dalle note come non mai in precedenza. Una sorta di ri-maturità artistica che in qualche modo combacia con la ritrovata stabilità interna sia di gruppo, sia sul piano personale. Un lavoro intenso ed emozionante che strizza l'occhio anche alle sonorità odierne, non per forza di cose da considerare moderne: iniziare l'album con un brano come "Distance", con quel riff che suona così "alternative" per poi svilupparsi intorno alle coordinate stilistiche care alla band, si mette subito in chiaro come stanno le cose: essere sè stessi, non snaturasi, ma essere attuali. E così il disco prende quota con la successiva e bellissima "Passing Through", up-tempo che si traduce in un entusiasmante vortice spazio-temporale sonoro ed in doppio solo di chitarra da brividi. "Someday" forse è il brano meno riuscito del disco - effettivamente, seppur funzionale, non ci aspettavamo un ritornello così banale da parte di Englund - anche se i livelli qualitativi continuano ad essere alti. "The Impossible" è la tipica ballad voce/piano a cui Englund ci ha già abituati, struggente e malinconica, poi si riparte con un trittico da capogiro - "My Allied Ocean", "In Orbit" e "Lonely Monarch", queste ultime due in particolare che fanno pendant con la già citata "PassingThrough" - che alzano l'intensità emotiva del lavoro che sfocia strategicamente nella trepidante "The Paradox Of The Flame", cantata da Englund assieme alla moglie Carina, ballad sinfonica in grado di strapparti via il cuore dal petto. Niente da dire, un gran bel modo di festaggiare i 20 anni di carriera per il combo scandinavo con un album che probabilmente rappresenta il loro miglior disco fino ad oggi, così elegante, di classe, oscuro, melodico e viscerale. Un'opera positivamente "abbondante" a cui non manca (quasi) nulla, ben vicina alle soglie del capolavoro.
Commenti