DOKKEN: LIGHTNING STRIKES AGAIN
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22/04/2008Che i Dokken siano una band esule dalla necessità di essere presentata al pubblico è cosa quantomai nota ed assodata, un'affermazione motivata da un passato artistico di grande splendore, in grado di eleggere il gruppo statunitense nell'elite dei grandi delle sonorità hard 'n' heavy. Così, dopo le altalenanti uscite in studio degli ultimi anni (culminate nell'ultimo e non eclatante 'Hell To Pay'), vi era grande attesa per il nuovo album ufficiale a firma Dokken, il primo totalmente inedito rilasciato sotto il patrocinio della nostrana Frontiers Records (la quale aveva dato il via al sodalizio in questione tramite il rilascio del comunque piacevole live 'From Conception - Live 1981'). E, a conti fatti, 'Lightning Strikes Again' si è rivelata l'uscita sicuramente più soddisfacente tra quelle messe sul mercato negli ultimi anni, una constatazione resa tale grazie ad una serie di fattori di seguito elencati. Innanzitutto il cd in questione gode di un songwriting che tenta di pescare, senza mezze misure, dallo stile maggiormente noto a firma Dokken, individuabile in quell'hard-rock tinto di riferimenti heavy (o class metal) che hanno caratterizzato gli anni d'oro della formazione a stelle e strisce. Certo la freschezza compositiva non può essere messa in alcun modo a paragone rispetto a quanto intravisto nelle releases degli anni ottanta, ma sarebbe scorretto non dare atto a Don e soci di aver comunque effettuato un primo passo verso un positivo riavvicinamento al proprio classico (ed amato) stile sonoro. Come linee conclusive vanno segnalati uno stato vocale di Don Dokken tutt'altro che esaltante (anche se comunque in leggera ripresa se messo in relazione all'imbarazzante performance offerta durante l'ultima calata italica del gruppo) e un sound generale comunque curato in tutte le sue parti, un punto a favore di una produzione non mastodontica ma in ogni caso riuscita, altro tassello di un lavoro magari non esaltante ma in grado di soddisfare in maniera più profonda rispetto ai recenti e anonimi capitoli discografici. Magari qualche arrangiamento di maggior classe avrebbe dato al disco in questione una marcia in più, ma è inutile lamentarsi ora, per lo meno qui la volontà di rivivere un certo tipo di passato è assoltamente eloquente.
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