DIMMU BORGIR: DEATH CULT ARMAGEDDON
data
10/09/2003Ogni volta che esce un nuovo lavoro dei Dimmu Borgir vengono sprecati fiumi parole e di discorsi, c'è chi li critica, chi li adora, chi sta nel mezzo...un merito però bisogna riconoscerlo a questi norvegesi, sono riusciti a creare un sound personale e a piacere a fan più e meno estremi, grazie alle sfumature sinfoniche e melodiche presenti nelle loro composizioni. Dopo un album come "Puritanical Euphoric Misanthropia" che li ha definitivamente consacrati, era lecito aspettarsi un lavoro altrettanto convincente, e i Dimmu, ve lo premetto, non hanno deluso le aspettative, anzi... Il sound di base rimane quello: un black metal tiratissimo imbastardito da melodie di tipico stampo scandinavo (i sei norvegesi sono del resto sempre stati degli ottimi scopiazzatori, in senso buono, dei mai tramontati Dissection); questa volta però, a differenza del passato, le parti sinfoniche si sono leggermente ridotte e le tastiere sono usate con maggiore criterio, senza risultare stucchevoli e fin troppo ampollose come lo erano su "Puritanical..." (diciamoci la verità, chi ha bisogno in un disco black di un'intro di tastiere lunga due minuti?). La prima traccia "Allegiance", che pur parte in maniera molto cadenzata per poi esplodere grazie anche alla spinta della batteria di Nicholas, ha ben pochi spunti 'tastierosi', al contrario della successiva e validissima "Progenies Of The Great Apocalypse" (per la quale la band ha girato un video già in circolazione), dove però gli innesti sinfonici, quasi cinematografici, sono sfruttati in maniera consona al brano, senza esagerare in pomposità. La durata media delle song è la solita, si oscilla tra i canonici 5-6 minuti, per arrivare a tracce più elaborate come "Eradication Instincts Defined" che sfiorano i dieci; sicuramente gemma del lavoro è la quinta traccia, "For The World To Dictate Our Death", una song che riesce a miscelare abilmente riff al fulmicotone con parti più cadenzate e melodiche; un capolavoro compositivo di rara bellezza. Non mi ha convinto molto "Blood Hunger Doctrine", un pezzo abbastanza strano, quasi spoken, ma abbastanza superfluo. La prova della band è ovviamente ottima, da notare il miglioramente di Vortex alle clean vocals, e la produzione molto simile a quella dell'album precedente, quindi pulita e potente, con una batteria meno triggerata che, insieme ai riff più death oriented, fanno un po' rimpiangere le influenze thrashy, comunque presenti, dell'album precedente. Arrivato fin qui, posso senza dubbio dire che "Death Cult Armageddon" sarà un successone, anche vedendo lo spiegamento promozionale della Nuclear Blast...poche band estreme hanno questo trattamento, e meritato; non sono sicuro che sia il miglior lavoro mai partorito dai Dimmu Borgir, ma se la gioca tra i primi due di sicuro.
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