D'VIRGILIO MORSE JENNINGS: Troika
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18/02/2022Con questo album inizia una nuova collaborazione per uno dei musicisti più prolifici da qualche anno a questa parte, ovvero Neal Morse, che per l'occasione ha coinvolto Ross Jennings degli Haken e Nick D'Virgilio, suo vecchio compagno negli Spock's Beard: dato che questi ultimi hanno collaborato entrambi molto attivamente al progetto, i tre hanno scelto come moniker semplicemente l'unione dei loro cognomi. Visti i protagonisti, davamo praticamente per scontato che si trattasse di una collaborazione di stampo progressive, ma siamo stati decisamente smentiti quando ci siamo immersi nell'ascolto di questo album intitolato 'Troika'. Infatti, i tre musicisti, in questo caso, si sono voluti concentrare principalmente sull'aspetto vocale, giocando con le armonizzazioni che le loro voci riescono a creare mescolandosi in ogni singola canzone. Qualcosa del genere aveva proposto Neal Morse nel suo album della NMB uscito la scorsa estate, però qui non ci sono semplicemente tre voci soliste, bensì le canzoni sono proprio cantate insieme dai tre, ciascuno con il suo stile e le sue tonalità. Ne vengono fuori dei pezzi senz'altro molto suggestivi, ricchi di colore e con delle sonorità molto calde, accentuate dall'utilizzo di strumenti perlopiù acustici (soprattutto chitarre e in qualche caso mandolini), hammond e percussioni, per quanto vengano utilizzati anche altri strumenti (tra cui piano, tastiere e in qualche caso pure qualche chitarra elettrica). Le atmosfere sono inevitabilmente molto anni '60-'70, un po' tra i Beatles e musica americana che ci ricorda qualcosa tipo Crosby, Still, Nash e Young, con qualche sonorità più "settantiana" di tanto in tanto, per quanto assolute protagoniste restino ovviamente le linee vocali. A parte l'aspetto legato agli ottimi arrangiamenti, si possono apprezzare appunto queste armonizzazioni e alcune buone melodie, però a conti fatti l'album non riesce ad entusiasmare particolarmente (peraltro, per quanto se la cavino egregiamente, non sono tutti e tre dotati alla stessa maniera con la propria voce), anzi, probabilmente, ad un certo punto della tracklist, quando arrivano tracce come "King For A Day" (e un paio di altre a seguire) dove finalmente troviamo chitarra elettrica e batteria, viene riportato un po' di ritmo e vivacità ad un disco che sembrava ormai destinato inesorabilmente verso un'altra direzione. Insomma, apprezzabile l'idea e l'esperimento, però non possiamo dire che si tratti del lavoro più convincente tra quelli realizzati da Neal Morse con i tantissimi progetti che lo vedono a diverso titolo coinvolto.
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