CONQUEROR: 74 GIORNI
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31/01/2008Con il terzo lavoro i messinesi Conqueror osano e tentano il botto con un disco coraggioso, assai ambizioso ed allo stesso rischioso. '74 Giorni' è un concept incentrato sulla vicenda del naufragio al largo delle Folkland che vide coinvolti Mauro Mancini ed Ambrogio Fogar due decenni fa. Maturata molto rispetto ai pur convincenti due precedenti dischi, la band tenta il grande passo riuscendoci in larga parte. Un lungo viaggio fatto di atmosfere trasognate, progressioni strumentali che sfociano sottilmente in altri generi come la fusion e tutto quanto concerne il prog rock romantico inglese che vede Pendragon e Marillion come fonti d'ispirazione, varie altre sfumature che vanno dalla psichedelia a sonorità più moderne in ambito strettamente rock. La struttura è avvincente, l'alternanza tra brani dalla breve e lunga durata è ben congegnata. "Nebbia Ad Occhi Chiusi" è una lunga suite che fa da traino all'intero cd racchiudendo in sé tutti gli umori e le sensazioni suscitati dalla vicenda raccontata. La padronanza mostrata nello gestire tale minutaggio fa capire ampiamente quanto i Conqueror siano un soggetto artistico rodato, consapevole delle sue potenzialità ed in grado di tenere in equilibrio un talento che potrebbe facilmente approdare su lidi squisitamente fini a sé stessi. '74 Giorni' è anche figlio di un sentimento a dir poco determinante per il suo successo, sobrio ma passionale che investe ogni membro della band a partire dalle prove esaltanti delle sorelle Rigano per finire al drumming preciso, sostanzioso e mai di troppo di Natale Russo. Una pecca, le linee melodiche che in più di una occasione tentano di arruffianarsi l'ascoltatore con le loro tinte smaccatamente pop. La voce di Simona si tradisce perché per quanto la sua espressività sia funzionale all'opera fatica nel tracciare melodie non abituali. Solo una goccia spuria, s'intende, in un mare di positività. Un passo lungo tanto quanto le possibilità d'allungo della gamba. Tanto quanto le enormi potenzialità interamente sfruttate. Il terzo disco è quasi sempre quello della verità, ed i Conqueror rispettano questo assunto consegnandoci la loro migliore produzione.
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