BLOODBOUND: STORMBORN
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20/11/2014La power metal band svedese torna alla ribalta dopo 'Unholy Cross' con un nuovo incendiario album: 'Stormborn'. Il nuovo lavoro si presenta bene già dall'artwork della copertina, con un enorme demone circondato dalle fiamme dell'inferno. Ed è la voce narrante demoniaca dell'intro di "Bloodtale" che ci porta all'interno di questo viaggio in cui si affrontano sette regni e sette inferni. "Satanic panic" porta subito l'album su buoni livelli, con le chitarre potenti di Tomas e Henrik Olsson ed un singer come Patrik Johanson che non si risparmia come nella migliore tradizione power. "Iron Throne" è uno dei pezzi forti dell'album, ricco di melodia, chitarre gemelle e un riff power alla Helloween, ben scandito dal batterista Pelle Arkelind che nella successiva "Nightmares from the Grave" cambia tempo più volte, seguito dalle chitarre gemelle di Tomas e Henrik, ed una sorta di fascino misto a inquietudine ci rapisce quando ascoltiamo il coro di bambini accompagnare il pezzo. E' il momento della title track "Stormborn". La voce di Patrick Johansson entra nell'anima e chiama a raccolta per la battaglia in cui è in gioco la salvezza del regno. Siate pronti a tutto. Le chitarre ritmiche si affiancano alla batteria di Pelle Arkelind che, con ritmo marziale (alla Hammerfall per intenderci), ci porta sul campo di battaglia. Salvezza o dannazione? "We Rise The Dead": l'assolo iniziale alle tastiere di Fredrik Bergh da impulso alla song e il resto della band pensa alla velocità ed alla potenza che ne emana per giungere a "Made of steel". L'unico brano dell'album che si discosta dal power metal per assumere più uno stile hard/heavy, riportando i Bloodbound a ritmi più pacati, ma non meno decisi. In successione: con "Blood of my Blood" si torna nei terreni sacri, e l'epica "Wen The kingdom Will Fall" rappresenta il degno seguito di "Stormborn". L'inizio è caratterizzato da una vera marcia. E' guerra! Patrik Johansonn darà una intensità vocale a questa song tale da catturare l'attenzione dell'ascoltatore per tutto il tempo, nello stesso modo in cui una persona può guardarci dritta negli occhi senza mai abbassare lo sguardo. "Seven Hells" e "When All Nights Fall" chiudono un album in cui il lavoro artistico dei Bloodbound viene valorizzato dall'ingegnere del suono Jonas Kijelgreen. Ne è passato di tempo da quel 2006 in cui fu pubblicato il loro primo album. 'Stormborn' ci dimostra che la band in questione non ha nessuna intenzione di allentare la morsa, quindi...benvenuti all'inferno.
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