BLOODBOUND: War Of Dragons
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05/03/2017A voler esser sinceri questo album, il settimo della band svedese capeggiata dai fratelli Ollson, meriterebbe una manciata di punti in più rispetto a quelli assegnati, ma in questo caso si è voluto porre l'accento su un fattore negativo davvero troppo evidente per poter passare sotto silenzio. Canzoni ricche di dinamismo con chorus anthemici, tastieroni che danno una forte impronta di pomposità, assoli al fulmicotone eseguiti con la dovuta perizia, ritmiche telluriche, produzione dai suoni scintillanti anche se un po' troppo puliti: insomma, le determinanti per la riuscita di una realizzazione di un power metal d'impatto ma anche d'intensità melodica all'apparenza ci sono tutte. Ma allora qual è il problema che affligge questo lavoro tale da comportare da parte nostra l'assegnazione di una valutazione tutto sommato mediocre? Per chi ascolta con frequenza questo filone musicale e ne detiene una adeguata conoscenza la risposta è immediata: suona maledettamente simile a un qualsiasi cd dei Sabaton (con i quali i Bloodbound condividono nazionalità e frequenti esibizioni dal vivo), a volte in maniera talmente imbarazzante da far pensare che possano ricorrere i presupposti ai fini di una denuncia per plagio, l'unica differenza la troviamo nelle liriche, non ci vuole certo una scienza per capire quali siano i temi trattati con titoli quali "In The Sky", "Tears Of A Dragon", "Silver Wings", "Dragons Are Forever". Sono sufficienti i primi due brani per comprendere la piega che prende questo lavoro, risulta arduo trovare una traccia che abbia quel quid tale da distinguersi dal resto, diciamo che in "Guardians At Heaven's Gate" i Bloodbound cercano di apportare una minima variazione (senza ulteriori benefici in qualità) ma i riferimenti ai primi Stratovarius, primi Helloween e ai loro cloni Freedom Call si sprecano. Per chi va avanti a pane e power metal il problema non si pone poichè l'ascolto del cd procede con speditezza, tuttavia il calo d'ispirazione iniziato con "Stormborn" e aggravatosi con questa release ha determinato un evidente irrigidimento della struttura compositiva che presenta le magagne tipiche di una band in crisi d'identità.
Frago
06/03/2017, 21:41
Tutto corretto e condivisibile. Stavolta sono troppo sabaton-dipendenti e questo mi fa vomitare. Il disco precedente era molto meglio.