BIG BIG TRAIN: Folklore
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17/06/2016Dopo la monumentale opera di qualche anno fa, 'English Electric I & II', a torto eravamo convinti che i Big Big Train avessero scoccato tutte le frecce della loro faretra. 'Folklore' invece ci riporta subito all'ordine e ci smentisce categoricamente: la band inglese ha ancora molto da dire. Il nuovo disco è pregno delle sonorità progressive rock/folk che hanno contraddistinto la band fino ad oggi, ed il titolo la dice lunga sulle intenzioni del gruppo, anche se non aspettatevi rozze cavalcate celtiche che impazzano lungo i brani perchè i Big Big Train fanno della raffinitezza e dell'eleganza esecutiva il loro marchio di fabbrica. Una tendenza che si è sempre più affinata con lo scorrere del tempo grazie all'infoltirsi della formazione, fino a diventare un piccolo collettivo composto da grandi musicisti come nel caso di Nick D'Virgilio (Spock's Beard), da personaggi di spicco della scena progressive come Rikard Sjoblom dei Beardfish, e da musicisti navigati come David Gregory degli XTC. Da par suo David Longdon - ormai leader dell'ensemble britannico - matura sempre di più, ugola carismatica nonostante in alcuni passaggi ricordi troppo Peter Gabriel, ma si tratta di una naturale assonanza che non guasta mai, e che ben si adatta su tutte le trame che la band riesce a ricamare, dal neo-prog romantico all'hard-prog settantiano, dal jazz-rock ai richiami da classifica decisamente pop. A conti fatti 'Folklore' è un disco tutto da scoprire, da somministrarsi più volte per coglierne l'intera essenza. Ma in particolare è un album che accende di nuovo i riflettori su una band con personalità da vendere, lasciata per troppo tempo ai margini della scena anche da chi ascolta abitualmente prog. Ora è il momento di un decico mea culpa, mentre si spera che per il prossimo futuro nessuno si lamenti del fatto che nessuno vi abbia mai parlato dei Big Big Train.
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