ATROCITY: WERK 80 II
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18/03/2008Sono passato undici anni da 'Werk 80', album con cui la band gothic Atrocity ripropose alcune hits degli anni 80’ arrangiate in chiave metal; il progetto, interessante e originale, ebbe un notevole successo, soprattutto per la curiosità che suscitava il poter ascoltare sotto una nuova luce pezzi caratterizzati da sonorità Electro-Pop che ne avevano decretato il successo. Brani storici come "Wild Boys dei Duran Duran, "Shout" dei Tears For Fears, "Tainted Love" dei Soft Cell (prima che fosse rifatta da Marylin Manson) e "Let’s Dance" di David Bowie divennero cover ben riuscite e molti fans si aspettavano dal gruppo un nuovo capitolo di questo progetto. Ed ecco 'Werk 80 II', giunto al momento giusto, in quanto – come dichiarato da Alex Krull – per poter fare di nuovo un disco di questo tipo avrebbero avuto bisogno di una sorta di pausa e di ricevere nuovi stimoli musicali. La formula vincente non cambia: una manciata di hits anni 80’ rinate a nuova vita grazie a riff di chitarra molto potenti e una batteria martellante, con l’aggiunta di parti sinfoniche-orchestrali e cori che rendono il tutto più suggestivo, senza lasciare che le sonorità metal diventino opprimenti e stravolgano l’assetto della canzone originale. Anzi, anche nella loro nuova veste i brani mantengono la loro efficacia, facendosi riconoscere dopo pochi secondi d’ascolto, grazie soprattutto ai refrain orecchiabili che li contraddistinguono. E così pezzi come l’opener "People Are People" dei Depeche Mode, il singolo "Smalltown Boy" dei Bronski Beat, "Relax" dei Frankie Goes To Hollywood, la bella "The Sun Always Shines On TV" degli A-Ha alla quale partecipa anche Liv Kristine, cantante dei Leaves Eyes e moglie di Alex Krull, "Fade To Grey" dei Visage e "Such A Shame" dei Talk Talk sono ben riusciti, diventando un piacere per le orecchie e facendoci rivivere la magia intramontabile degli anni 80. E per finire, come già successo per il primo Werk 80, anche per il secondo hanno deciso di puntare su una copertina che catturasse l’attenzione, scegliendo come modella niente meno che Dita Von Tees, pin-up e icona del fetish, nonché ex-moglie di Marylin Manson. Un disco per tutti, dagli amanti della band ai più curiosi.
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