ATROCITY: Okkult II
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06/08/2018Come anticipato cinque anni fa, continua la saga di Okkult approdata al suo secondo capitolo. Continua così la storia degli Atrocity, progetto di qualità, dedito a svariate sperimentazioni e divagazioni nel corso della sua storia discografica. La tendenza pareva in parte rallentata con il precedente capitolo, dovendo constatare purtroppo un’ulteriore frenata. Al di là di una svolta verso lidi più death metal, con uno sguardo allo stesso passato del progetto e alla old school, non si intravede alcuna novità. Vero che certe accelerazioni e ambientazioni scatenano in noi primordiali intenti, ma di quella folle genialità che ha sempre contraddistinto il marchio Atrocity non v’è più traccia. Gli stessi artisti, leggendo loro dichiarazioni, citano lavori passati, ma, a conti fatti, a parte qualche tono di chitarra e voce, non c’è nulla, a livello di idee, di quella vivacità che ha per lungo tempo caratterizzato la band. Orchestrazioni e sfumature industrial cadenzano i passi marziali di un project che suona a corto di idee. Eccelsa la tecnica e la resa dei suoni, ma resta una certa staticità e prevedibilità che, da Krull, non ci si aspetterebbe. Gli allarmismi che avevamo in noi stessi lanciato nel 2013 trovano allora tristemente conferma. Non ci spieghiamo come mai, una band di tale spessore e personalità sia rimasta un po’ ai margini della scena, perdendo però verve inesorabilmente in 'Okkult (II)'. Risentiamo una vanità, nei gotici e melodici fraseggi, che non appaga ma anzi regala orpelli che “offendono” la profondità e la considerazione per gli Atrocity. Insomma, se la parabola è questa, non possiamo che affermare che sia discendente, auspicando che gli artisti ritrovino presto loro stessi, proprio in considerazione della coerenza e indole così maestosamente palesati in tutti questi anni.
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