ANAAL NATHRAKH: HELL IS EMPTY, AND ALL THE DEVILS ARE HERE
data
05/01/2008Esprimendo vergogna per me stesso, poichè ho bellamente ignorato, nel corso dell'anno appena trascorso, questo capolavoro del metal estremo, mi arrabatto come posso per cercare di rimediare al danno. 'The devils are here...' esce sotto la semisconosciuta FETO records (etichetta indipendente inglese, che nel suo roster vanta anche i nostrani Cripple Bastards) a un solo anno dal precedente, apprezzabile, 'Eschaton'. Ma chi sono questi Anaal Nathrakh? Innanzi tutto, vi dirò il monicker non ha doppi sensi porno, come si potrebbe pensare "a orecchio", ma è piuttosto una citazione cinematografica (precisamente un'invocazione di Mago Merlino, che letteralmente significa "Respiro del Serpente"). Dunque, il duo, formato da V.I.T.R.I.O.L. (al secolo Dave Hunt, voce dei deathster Benediction) e Irrumator, poliedrico artista inglese coinvolto in vari progetti che vanno dal dark al black metal, si muove prevalentemente in circoli underground, promuovendo i propri lavori in etichette rigorosamente indipendenti e distribuendo esibizioni live col contagocce. Ma esattamente, che musica fanno questi qui? Che significa "post-black metal"? O meglio, cosa significa riferito agli Anaal Nathrakh? Un sound veramente estremo, in cui trovano posto diverse influenze,che vanno dal Black metal al Death grind di scuola classica (Terrorizer, primi Carcass e soprattutto, come vedremo, Napalm Death), fino al thrash moderno e un certo tocco industrial. Influenze molto eterogenee, che potrebbero far storcere il naso a qualcuno. Ebbene, vi dico che il sottoscritto è il primo a non credere in questi "minestroni", ma vi posso assicurare che il risultato è pregevolissimo, e nemmeno una nota (o un rumore) risulta fuori posto. Dare una precisa descrizione al sound di questi due cattivissimi britannici non è facile. Provate a immaginare la potenza del Black svedese (Borknagar, Marduk, Dark Funeral per intenderci) con l'aura mortifera dei maestri norvegesi del genere (Mayhem, Darkthrone, Gorgoroth), il tutto sottolineato da affilatissimi riff tipici del death grind europeo. A dare il tocco finale, un certo sapore industrial e l'alternanza di un growl spaventoso a una solenne e oscura voce pulita. Qui c'è poco da dire. Bisogna ascoltare. Punto. E guai ad arrendersi subito: questo è un album che non si coglie immediatamente, bisogna comprenderlo. Un'ultima cosa: nel cd ci sono ospiti di lusso, Shane Embury dei Napalm Death al basso, Dirty Von Donovan degli Exploder e Joe Horvath dei Circle of Dead Children come guest vocalist.
Commenti