KARG: Traktat
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01/12/2020Karg è la creatura discografica di V. Wahntraum, artista poliedrico che ha attraversato un difficile momento della sua vita ed ha voluto, con l’album Traktat, raccontarci un’introspettiva delle sue più profonde emozioni. Il full-length si muove sulle tinte del più cupo black metal, con escursioni al post rock. Dominatrice assoluta del disco è certo l’emotività, atmosfere che si scontrano, in un fragore di mareggiate e pietra, su cui l’artista cerca di aggrapparsi. Esausto poi, si lascia andare, per poi essere salvato da una mano tesa di speranze. L’interpretazione vocale del polistrumentista è tesa, riverbera di tensioni, peso che si lascia cadere, finalmente. Questo senso di liberazione che soggiace alla disperazione è denominatore comune di un lavoro che volge lo sguardo a passato e a futuro, oppresso dal presente, ma capace di andare oltre. Dolore, vie d’uscite sbarrate e poi occhi al cielo, spiraglio che si intravede oltre una coltre da cui si vuole sfuggire. L’uso delle chitarre e il senso di liberazione, aria che si respira avidamente è faccia di una stessa medaglia di anima turbata e poi libera da catene. Espressività profonda di stati d’animo legati da un filo conduttore, percorso in cui si è toccando fondo per darsi una spinta verso l’alto, risalita che ci sgrava di un’oppressione che ci lasciamo scorrere via. Karg non innova nulla, anche se ci dona un’ottica comunque personale del post-black, senza virtuosismi o esasperazioni strumentali, ma con tanta sensibilità.
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