TV CRIMES: Videoclip e creatività
A cosa servono i video dei gruppi musicali oggi? Aspetto una risposta sensata che non sia "per promuovere l'album". Ci prendiamo in giro? Davvero c'è gente che perde quattro minuti della sua vita per guardare un filmino con la band che fa finta di suonare, trasfigurata da effettucci al computer o riempita di sangue finto? E soprattutto come potete pensare che tale visione possa convincere gli ascoltatori a metter mano al portafogli? A questo punto sono persino più sensati quegli abomini dei lyric video, almeno si fa economia. Anche lì c'è molto da spalare in quanto a letame prodotto per una semplice constatazione. Se il video deve farmi vedere il testo, non puoi e non devi usare inquadrature da magnitudo 10 con caratteri illeggibili. Hai fallito, questo è quanto. Ho fatto una ripassata degli ultimi vergognosi scempi usciti a inizio settembre e gli spunti sono tanti. Nei video in cui la band fa finta di suonare funziona così: stanza buia, luce che si accende a intermittenza, primi piani dei volti e poi si parte. I volti li inquadrano anche nel filmino degli Epica, che usano la variante chic della stanza buia, grazie a raggi di luce viola che colpiscono un po' ovunque. Se provate a togliere l'audio vi troverete davanti a una pubblicità di qualche shampoo, funzionerebbe veramente bene. Il pezzo in sé, "Edge of the Blade", non è male, solo che confrontato con le altre cose fatte dalla divina Simone e dagli altri energumeni in passato pare un po' robetta.
Al contrario, malissimo fa ascoltare l'improponibile "Start a War" degli ormai pietosi Sonic Syndacate. Lo cito qui solo perché i colori sono praticamente gli stessi degli Epica (rosa, violetto, tutti creano atmosfera molto metal, no?), ma è un lyric video che -provateci anche qui- senza la musica potrebbe sembrare un prodotto dei Maroon 5. Con l'audio invece qualcosa dei Fall Out Boy o dei 30 Seconds To Mars. Brividi.
Si rimane su quelle tonalità cromatiche, tira molto evidentemente in questo periodo. In questo caso però ci stanno perché accompagnano un videoclip lisergico di un bambino mascherato che cammina con una pietra psichedelica in mano. I Brain Tentacles fanno un po' come gli Shining norvegesi e soprattutto i Mr Bungle. Il che non dispiace affatto. Il piccolo e non trascurabile problemino è che il cucciolo d'uomo cammina, cammina, cammina e... non succede niente, oltre a riempire i posti in cui si trova di quella luce aliena e violacea. Funzionale alla canzone, certo, ma per nulla funzionale ai nervi di chi magari ne ha già le tasche piene di video inconcludenti.
Un'altra categoria di filmetti che oramai rasentano la demenzialità sono quelli composti da riprese live, di concerti effettivamente tenuti dalla band. Ovviamente la canzone è quella registrata in studio e questo scatena un effetto abbastanza imbarazzante se il pubblico è poco attivo o la band non ha un grande physique du role e l'intrattenimento e il coinvolgimento sono sotto i piedi. Questo troviamo in "Through The Pain" dei Thunderstorm, che di statico ha anche il montaggio, e soprattutto nei Double Crash Syndrome. Giudicate voi stessi, pensavo fossero finiti i tempi per queste cose.
I finlandesi Soulwound rientrano nell'insieme degli amanti del sangue. Il protagonista del video fa a pezzi una povera bambola: chissà da dove ha preso tutto quel sangue. La canzone, "Altars of Skin" è bella potente, però gli inserimenti di alcune parole per testo, a tradimento, ne fanno un pericoloso ibrido col lyric video che è meglio lasciar perdere.
Certo, ci sono diversi esempi virtuosi come lo storytelling che copre più video di Slayer ("Pride In Prejudice") e Kadavar ("Reich Der Traume"), le trovate divertenti dei Red Fang ("Shadows"), la tragica storia all'inverso dei Truckfighters ("Calm Before The Storm") o le lacrime amare dei Katatonia ("Shift"), ma sono solo delle eccezioni. La moda, la normalità è un'altra purtroppo, con Gus G (eccone un altro) che fa shredding in un mondo desertico palesemente computerizzato alla Mad Max e altre millemila band che giochicchiano con i loro strumenti tra le macerie di qualche fabbrica. Preparatevi al peggio, il nuovo brano dei Testament, quello che dà il titolo al disco 'Brotherood of the Snake' parla di rettiliani e dei segreti custoditi nel Vaticano. Ne vedrete delle belle. Io preferisco chiudere gli occhi e aprire bene le orecchie.
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