GIOVANNI ROSSI: Tu Meriti Il Posto Che Occupi
La band più controversa dell’intero panorama underground italiano (addirittura alternativa al circuito alternativo stesso, come definita da Manuel Agnelli), utilizzando l’iconografia del Ventennio fu capace di far incazzare sia i fascisti, sia i comunisti, tanto che i concerti di inizio carriera furono caratterizzati da alcuni episodi ad alto tasso di violenza fisica, verbale e psicologica. Questo libro vi manderà in pappa il cervello per la quantità di aneddoti, storie dell’Italia fascista e comunista, per il periodo stragista, quello della prima e della seconda Repubblica, del ‘Mondo Nuovo’, non l’era Berlusconi, ma del post mani pulite che avrebbe dovuto contribuire a migliorare il benessere della nazione e fare piazza pulita della politica corrotta, ma così non fù. La capacità di preconizzare i tempi, la filosofia e la cultura della band che come erroneamente interpretato dalla stampa dell’epoca non soleva provocare, ma semplicemente svegliare le coscienze sopite e quindi cercare una reazione, stimolare una riflessione in chi si accingeva ad avvicinarsi al loro mondo. Formazione dalla discografia talmente multiforme da essere quasi incatalogabile; dall’esordio di ‘Abbiamo Pazientato 40 Anni Adesso Basta’ mix di noise/industrial/metal (cioè i Big Black italiani) dalla relativa difficoltà a suonare causa incomprensioni per iconografia e messaggio che trasmettevano), alla commistione con l’elettronica ed una maggiore orecchiabilità dei brani grazie al passaggio sotto l’egida della Dischi Del Mulo (di proprietà di Lindo Ferretti e Zamboni ex CCCP), che aprì loro le porte del grande pubblico e della maggiore esposizione mediatico/concertistica (stampa/TV, addirittura in heavy rotation su Videomusic con ‘Up Patriots To Arms’ cover di Battiato ed a partecipare persino al concerto del 1° maggio a Roma) con la pubblicazione di un 'Mondo Nuovo', fino al canto del cigno di 'Primigenia', più scarno come songwriting in quanto mancante di un vero e proprio produttore a causa di dissidi con la casa discografica. Lo hiatus durato sedici anni, il ritorno attraverso un cofanetto che contiene tutti i loro dischi e la successiva trasformazione della band in Dish Is Nein dal profilo musicale più electro/industrial. Giovanni Rossi è un maestro ed una garanzia quando tratta di musica underground, dal lessico talmente forbito e lineare da essere pietra miliare per chiunque voglia cimentarsi con l’arte della scrittura. Prefazione a cura di Alessandro Cavazza che è stato anche l’autore del documentario: ‘Questa Non E’ Un Esercitazione’ dove si ripercorre tutta la loro carriera. Materiale altamente infiammabile che vi causerà un vero cortocircuito cerebrale e lettura caldamente consigliata contro la calura estiva.
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