VITAL REMAINS: FOREVER UNDERGROUND
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26/02/2007Cattivi, blasfemi e violenti come sempre, i Vital Remains tornano alla ribalta con 'Forever Underground' a due anni dall'interessante 'Into Cold Darkness'. Sinceramente ci si trova in difficoltà a recensire questo disco, che è difficilmente classificabile: canzoni molto lunghe, con uno stupefacente (per i Vital Remains) e originale lavoro solistico, ma dalla struttura molto semplice e poco elaborata, il fin ora onnipresente elemento black piuttosto scarso, e una forte compattezza compositiva. Insomma, troppo poco elaborato e violento per essere Death, troppo poco 'crust' per essere Black, è una specie di amalgama di elementi comuni ad entrambi i generi, che però non brilla per originalità. Le atmosfere cupe dei lavori precedenti sono pressochè scomparse, e il potente vocalist Lazaro non appare molto in forma, sembra piuttosto una copia mal riuscita del grande Barney dei Napalm Death. Certamente, la forte attitudine e l'inossidabile carica blasfema dei tre di Providence conferisce carattere alle sei, lunghe tracce che compongono 'Forever Underground', e anche il lavoro solistico è soprendente, ma, nonostante ciò, rimango abbastanza interdetto da questo disco, che mi fa pensare alla 'minestra di magro' di Gian Burrasca, cioè edibile ma dal sapore indefinito e insignificantemente neutrale. Degna di nota la bizzarra 'Farewell To The Messiah", unica traccia interamente strumentale dell'album, insolitamente briosa e 'allegra'. Fortunatamente, col passare del tempo i Vital Remains hanno ritrovato la giusta ispirazione.
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